YLENIA ROCCO
Cronaca

L’incubo di due invalide: "Isolate e lontane dai servizi. Mia madre rapinata in casa"

La disperazione di Cristina Ferri e Maria Rosa Benevelli, dal 2017 vivono in un alloggio Erp. "Il supermercato è troppo distante, lo stesso vale per chiesa e farmacia. E un uomo ci perseguita"

L’incubo di due invalide: "Isolate e lontane dai servizi. Mia madre rapinata in casa"

Dario De Lucia insieme a Cristina Ferri con la madre Maria Rosa Benevelli

Reggio Emilia, 27 ottobre 2024 – "Ci sentiamo sole, lontane dal resto della città. E abbiamo paura, perché da mesi un uomo ci importuna. Siamo disposte a tutto pur di andare via, anche a pagare un affitto più alto". Cristina Ferri (55 anni) e sua madre Maria Rosa Benevelli (80 anni) sono sedute al tavolo in sala da pranzo, davanti a loro c’è una cartellina con qualche documento: una denuncia ai carabinieri e una richiesta di chiarimento urgente all’amministratore di condominio. Nel 2017 si sono trasferite in un alloggio Erp (le vecchie case popolari) in viale Ramazzini 42 e da lì sono iniziati i problemi.

"Stiamo chiedendo aiuto da tempo ma sembra che a nessuno interessi la nostra condizione", dicono. Dopo aver partecipato attivamente alla vita parrocchiale e aiutato chiunque chiedesse sostegno, forse oggi sono deluse da una comunità che volta loro le spalle. "Quando abbiamo firmato il contratto per la locazione ci siamo raccomandate con le impiegate di poter ricevere un alloggio vicino almeno ai servizi essenziali come il supermercato, la farmacia e la chiesa. ‘Ci sono tutti i servizi, tranquille’, ci avevano rassicurato". Invece, da viale Ramazzini il primo supermercato dista un chilometro e mezzo, circa 20 minuti a piedi. Ma Ferri e Benevelli, che sono invalide civili, rispettivamente al 75% e all’80%, non hanno la patente. "Quando vado a fare la spesa di solito trasporto due buste pesanti da sola, è faticoso – spiega Cristina –, a volte sono stata costretta a chiamare il taxi, specialmente per andare in farmacia e a sottopormi a visite mediche". E la domenica non riescono neppure ad andare alla messa: "La chiesa è lontana – denuncia Maria Rosa – e da ex associate di Azione Cattolica per me questo è un grande sacrificio, sono costretta a rinunciare pure alla Comunione". A marzo dell’anno scorso si è aggiunto un altro problema, quello della sicurezza. "Una mattina all’interno del cortile condominiale c’era un uomo – raccontano –, abbiamo pensato avesse freddo e gli abbiamo offerto un caffè. Dopo qualche giorno ha provato a insediarsi nella nostra cantina, l’abbiamo allontanato. Da lì in poi i rapporti sono diventati sempre più difficili". L’uomo, di nazionalità romena e senza fissa dimora, da qualche tempo sarebbe stato nominato addetto alla pulizia del cortile e così è presente spesso nell’area cortiliva. "Una sera, portando fuori l’indifferenziata, mi ha aggredita colpendomi alla caviglia destra – racconta Cristina ancora scossa –, mi ha provocato lesioni ossee che mi hanno tenuta immobile per diverso tempo. Fra medicinali e visite ho speso più di 200 euro. Perché non l’ho denunciato? È nullatenente". Ma quello che raccontano madre e figlia è solo uno tra tanti episodi. Il 13 settembre di quest’anno Cristina Ferri si è recata dai carabinieri per sporgere denuncia, perché il venerdì precedente "un uomo ben vestito e con i capelli corti neri si è intrufolato a casa mia approfittando del fatto che la porta dell’abitazione fosse aperta e ha rubato il cellulare che era sul tavolo, 50 euro nel portafoglio e la catenina d’oro che mamma aveva al collo". Quel pomeriggio in casa c’era solo l’ottantenne: "Al mio rientro l’ho trovata frastornata, come se qualcuno l’avesse stordita. È stato terribile, ora abbiamo paura che possa succedere ancora".

Il 14 settembre il consigliere Dario De Lucia (Coalizione Civica), interessandosi del problema, ha inviato una e-mail al presidente di Acer Marco Corradi e all’assessora alle pari opportunità Annalisa Rabitti, ma per ora non ci sarebbe stata risposta: "Cristina e Maria Rosa si sentono isolate nella loro abitazione, dove si aggiungono conclamati problemi di sicurezza. L’ultima volta, per esempio, nel cortile c’erano degli uomini – una quindicina – appostati. Sono disposte a pagare fino a 500 euro, di più di quanto pagano ora (370 euro), pur di cambiare alloggio e posizione; magari ricevendo anche una casa con due camere, così da non essere più costrette a dormire nello stesso letto. Mi auguro che Cristina e Maria Rosa, almeno così, vengano ascoltate e soprattutto aiutate".