"L’imputazione va riqualificata. Da tentato omicidio a lesioni gravi"

Cinque anni fa l’aggressione davanti al bar ’Esperia’: l’invito del gup al pm

"L’imputazione va riqualificata. Da tentato omicidio a lesioni gravi"

Cinque anni fa l’aggressione davanti al bar ’Esperia’: l’invito del gup al pm

Riqualificare l’imputazione da tentato omicidio a lesioni gravi. È l’invito che, alla luce della lettura degli atti d’indagine, ha rivolto il gup Luca Ramponi al pm a proposito della sanguinosa aggressione che avvenne 5 anni fa in viale Piave, davanti al bar noto come ‘Esperia’. La sera del 15 febbraio 2019, poco prima delle 22, fu accoltellato un albanese. Lui si trovava nel locale, dov’era avvenuto un litigio, poi uscì e fu raggiunto dai suoi aggressori. Il ferito riuscì a fuggire, raggiungendo l’ingresso della questura dove fu soccorso dagli agenti. Fu operato e ricoverato al Santa Maria Nuova in prognosi riservata, poi indicata in 40 giorni. A finire nel registro degli indagati, quattro persone di origine cinese, tra cui una donna. In base alla ricostruzione investigativa, il movente fu la riscossione di una vincita alle slot machine. L’albanese, oggi 44enne, sarebbe stato ubriaco e avrebbe chiesto una cifra più alta di quella da lui aggiudicata dopo aver giocato con le macchinette. Avrebbe litigato e aggredito la titolare del locale allora denominato ‘Jin Xing’, la 52enne Qing Ye. Quest’ultima avrebbe poi chiamato in aiuto tre connazionali: tutti e quattro sono accusati di aver aggredito l’albanese con calci e pugni. Un 44enne, Lei Chen, lo avrebbe percosso più volte con un bastone di legno, mentre un 56enne, Xibing Ye, lo avrebbe colpito con cinque fendenti di arma da taglio, si ipotizza un coltello. Avrebbero continuato a colpirlo anche mentre scappava e impedendogli di uscire, poiché la donna aveva chiuso la porta di ingresso. Secondo la Procura, queste condotte sarebbero state "idonee e dirette" a causarne la morte, evento che non si verificò perché il ferito riuscì a scappare e a chiedere aiuto, e perché fu subito soccorso e operato. Gli furono riscontrate gravi lesioni personali: quattro ferite penetranti al dorso, di cui una al polmone destro. Le indagini sono state condotte dalla squadra mobile della questura. Per i quattro cinesi, il pm Francesco Rivabella Francia (nella foto) aveva chiesto in febbraio il rinvio a giudizio alla luce dell’analisi dei video, del racconto del ferito e delle dichiarazioni fatte da due degli indagati. Fu domandato un incidente probatorio nel marzo 2019 - udienza in fase di indagini preliminari davanti al giudice per cristallizzare le prove - e tre mesi dopo furono ascoltati i sospettati; figurano anche le relazioni dei consulenti tecnici. Nei giorni scorsi il gup Ramponi ha dichiarato il non doversi procedere, in quanto irreperibile, per il 42enne Qiu, difeso dall’avvocato Vicenzo Belli (che assiste anche il 44enne Chen). La donna cinese è tutelata dall’avvocato Mario Di Frenna, il presunto accoltellatore Ye dall’avvocato Marco Dallari: "Non è chiara la sua identificazione: è stato fatto un riconoscimento tramite album fotografico, ma ci sono elementi di incertezza – dichiara Dallari –. Dal video non si capisce che oggetto tenesse in mano: non si vede un coltello e l’arma non è mai stata trovata. Aveva il capo coperto da una maglia sorretta da lui stesso e di fronte aveva l’albanese. Lui non ha neppure partecipato all’incidente probatorio". Il ferito è tutelato dall’avvocato Giuseppe Caldarola. In caso di riformulazione dell’accusa, gli imputati potranno chiedere riti alternativi: prossima udienza in novembre.

Alessandra Codeluppi