Le nozze sfumate a Reggio Emilia: una grave offesa ma non basta a uccidere

In un interrogatorio in carcere, uno degli imputati per l'omicidio di Saman Abbas, 18enne scomparsa a Novellara, racconta di come la giovane fosse stata promessa sposa in Pakistan e di come la famiglia avesse preso decisioni.



Le nozze sfumate a Reggio Emilia: una grave offesa ma non basta a uccidere

Le nozze sfumate a Reggio Emilia: una grave offesa ma non basta a uccidere

"Nel caso il matrimonio combinato salti, tra famiglie può avvenire che ci si offenda: non ho mai sentito che si uccida per questo". È quanto disse Ikram Ijaz, pakistano 30enne, nell’interrogatorio-fiume in carcere del 2 luglio 2021, in fase di indagini preliminari, due mesi dopo la scomparsa di Saman Abbas dalla sua casa di Novellara. Lui è uno dei cinque imputati per l’omicidio della 18enne, insieme all’altro cugino Nomanulhaq Nomanulhaq, ai genitori della giovane Shabbar Abbas e Nazia Shaheen e allo zio Danish Hasnain. Nel verbale dell’interrogatorio, depositato nel processo dal pubblico ministero Laura Galli, Ijaz dà la sua versione su cosa accadde nei giorni a ridosso della morte della giovane e sulla fuga degli imputati. "Non ho mai sentito che Abbas e Hasnain avessero deciso di ucciderla", ha sostenuto. E ancora: "Era soprattutto Danish a prendere le decisioni in famiglia. Capitava che lui e Shabbar litigassero, Hasnain era molto prepotente". Sulla giovane riferì: "Non sapevo che lei avesse un fidanzato in Italia, ma sapevo che era stata promessa sposa in Pakistan". E disse di aver sentito il nome di Ayub Saqib, il giovane di cui lei era innamorata, "solo dalle carte del procedimento".

Alessandra Codeluppi