Cerca di rovesciare la prospettiva dei fatti fin qui ricostruita dalla Procura. E accusa lo Stato italiano di aver voluto creare uno scontro con l’Islam, sulla pelle di Saman Abbas. Lui è Akhtar Mahmood, avvocato in Pakistan di Shabbar Abbas, il padre della 18enne sparita e poi trovata morta dopo un anno e mezzo, seppellita sotto un rudere a Novellara. "Le autorità italiane raccontano di uno scontro tra Saman e la sua famiglia. Ma in verità è uno scontro tra Saman e le autorità italiane. Shabbar vuole che venga trovato il vero assassino". Il padre di Saman è in carcere in Pakistan, in attesa che si decida la sua estradizione. Stamattina a Reggio è prevista la seconda udienza del processo che vede imputati per omicidio lui e la madre di Saman, Nazia Shaheen (irreperibile), lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. Nella scorsa udienza il procuratore capo Calogero Gaetano Paci ha chiesto di fare il videocollegamento con Abbas in Pakistan, perché sia processato. La corte di Assise deciderà oggi: se l’istanza sarà accolta, si notificheranno gli atti a Islamabad e a quel punto, sia che Shabbar dia il proprio consenso a partecipare sia che lo neghi, la sua posizione sarà di nuovo riunita agli altri. Intanto, in collegamento con la trasmissione ‘Chi l’ha visto’, Mahmood lancia pesanti accuse: "Lo Stato italiano ha recluso la ragazza in una comunità. La famiglia non lo voleva, e non lo voleva neanche lei perché è scappata tante volte – continua il legale –. Le autorità locali non permettevano ai genitori di incontrarla, non le permettevano di pregare come una musulmana". Ma lei voleva vivere all’occidentale. E, da quanto raccontato dal fratello minore, costituito parte civile, Saman non era musulmana praticante e al velo preferiva i jeans. "Ho avvertito io Shabbar della morte di Saman – racconta poi l’avvocato –. Ma lui lo sapeva già e mi ha detto che lui e la sua famiglia hanno il diritto di combattere contro il vero assassino". Cos’è successo quella notte? Il legale dà alcune spiegazioni che cozzano con quanto emerso: "Saman ha incontrato i genitori il 30 aprile ed è tornata nella comunità. Che poi sia scappata con qualcun altro non lo sappiamo". In realtà la giovane era uscita dalla comunità l’11 aprile, per poi trascorrere qualche giorno a Roma col fidanzato Ayub Saqib, non accettato dalla sua famiglia, e fare rientro a Novellara il 20 aprile. Poi, nella notte del primo maggio 2021, fu uccisa. "La verità - sostiene il legale - è che lei è andata a dire loro che voleva lasciare l’Italia per sempre, perché molti ragazzi sono spaventati dalla vita in comunità. Shabbar aveva deciso di lasciare il Paese e trasferirsi in Pakistan, per questo aveva comprato i biglietti tre o quattro giorni prima. Lei aveva detto loro che li avrebbe raggiunti appena avrebbe avuto i documenti dalla comunità". E infine l’accusa più pesante, l’avvocato la rivolge contro le autorità italiane: "Lo Stato italiano ha convertito la morte della figlia in un omicidio d’onore. E ha creato uno scontro verso i musulmani e verso l’Islam". Alessandra Codeluppi
CronacaL’avvocato di Shabbar "Stato italiano colpevole Saman voleva scappare e vivere da musulmana"