Reggio Emilia, 2 ottobre 2024 – "Cosa fai, non vai più a lavorare perché il luogo ti spaventa?".
Ha due facce la storica stazione in piazzale Marconi: una, pulita e frenetica e una più scura, sporca e pericolosa. Due mondi che convivono, ma non si sposano mai. Nel mezzo ci sono Jennifer, Regina, Giuseppina, Loredana e Angelica. Tutti i giorni parcheggiano in piazzale Europa e attraversano il sottopasso per raggiungere l’ingresso della stazione vecchia dove lavorano. Un tragitto che affrontano con timore e sempre con la speranza che "vada bene anche questa volta".
"L’ambiente non è rassicurante, ho vissuto situazioni pericolose più volte. Ma con il mio capo mi trovo bene e il lavoro mi piace, mi dispiacerebbe andarmene". Jennifer Tripoli ha vent’anni e lavora all’edicola della stazione in piazzale Marconi. "Una volta un ragazzo mi ha minacciata con un coltellino – racconta –. Ho chiamato la polizia e fortunatamente è arrivata subito, ma tante volte le cose succedono quando le forze dell’ordine non ci sono. Non sempre sei fortunata". Eppure, dopo quell’episodio, terminato il suo turno, Jennifer, ha avuto paura di andare a recuperare l’auto nel parcheggio: "L’angoscia è subentrata quando dovevo andare in piazzale Europa, temevo che mi aspettasse lì fuori. Questa gente spesso è drogata o ubriaca e non sai mai cosa ti aspetta". Anche per questo motivo ha chiesto al suo titolare di non fare mai il turno di chiusura "Ora finisco di lavorare alle 13, che è un orario più tranquillo, ma non farei mai il turno serale fino alle 19, perché il sottopasso in inverno è tremendo: scippo, aggressione, stupro, può succedere di tutto".
Così, da donna, sei costretta a subire le avance. "Semplicemente lasci perdere, non devi rispondere", è quello che Jennifer ha imparato. "Una volta ho provato a rispondere a tono, questa persona si è avvicinata a un millimetro dal viso. Non ne vale la pena, ho capito che è meglio ignorare". E l’abbigliamento che indossi non cambia le cose: "Quando sono stata fermata indossavo un leggins e una felpa. Non serve la minigonna per essere importunata qui".
Regina Asamoah lavora nel bar Cibiamo Station, la vetrata del locale si affaccia su piazzale Marconi.
"Quando sono stata assunta – racconta – la mia titolare ha preferito facessi solo le mattine, perché dice che sono giovane e la stazione può essere pericolosa". La serranda di solito l’abbassa un collega. Ma anche di giorno, ogni tanto, "si presentano soggetti che si rivolgono in modo aggressivo, specialmente quando non gli do il cibo che pretendono" aggiunge Regina. Ma è stata avvisata che: "Per qualsiasi cosa, anche minima, devo chiamare la polizia".
Lei lavora in stazione da 5 mesi: "Sono più serena rispetto a quando ho iniziato" confessa. "Ricordo che la mia responsabile al colloquio mi chiese se fossi sicura del posto di lavoro – spiega –. Lei, da donna, ci capisce e cerca di venirci incontro. Se ho ancora paura? No, di giorno sono tranquilla".
In inverno però uscire dalla stazione preoccupa tutte.
"Da donna penso sia normale sentirsi poco sicura la sera, alle 21, quando è molto buio e c’è pochissima gente in stazione", dice Angelica Lippolis, coordinatrice della biglietteria di Trenitalia. Lei tuttavia si considera più fortunata di altre, perché la sua azienda "ha messo a disposizione delle donne turniste dei parcheggi auto, rosa, riservati e posizionati proprio all’ingresso del parcheggio dei dipendenti, che tranquillizzano tante colleghe". Personalmente lei non ha mai ricevuto avance moleste "ma ad una mia collega è successo, per fortuna non in modo continuativo. Ma ci fosse stata una forma ossessiva l‘azienda ci sarebbe venuta incontro, rendendo l’ambiente di lavoro più sicuro". Ammette di avere a che fare spesso con "persone verbalmente aggressive" ma "la presenza delle forze dell’ordine ci tranquillizza, anche se si preferirebbe un ’presenziamento’ in più la sera".
Per Giuseppina Petrone e Loredana Gallico, tra queste mura, l’importante è "non isolarsi mai". Lavorano come addette ai servizi di manutenzione, igiene e pulizia da 4 anni e ormai la stazione e i suoi ’abitanti’ li considerano "carte conosciute". O in parte. Perché ci sono giornate sgradevoli da gestire, ancora di più se sei donna.
"Una volta un ragazzo è entrato nel bagno e si è denudato davanti a noi – raccontano con imbarazzo –. Non è stato piacevole. Abbiamo allertato le forze dell’ordine, che più di mandarlo via non possono fare". Anche se assicurano che "con il tempo si acquisisce rispetto e ti infastidiscono sempre meno". Tanto che alla fine a fare più paura "è tutto ciò che sta lì fuori". Un piazzale di sguardi molesti, cupi e persi.