
L’assassinio del 18enne Thabet Incidente probatorio per il delitto I testimoni confermano tutto
di Alessandra Codeluppi
Quattro persone sono state ascoltate ieri mattina, nella forma dell’incidente probatorio, davanti al giudice per le indagini preliminari Dario De Luca, nell’ambito dell’inchiesta aperta sull’omicidio di Mohamed Alì Thabet, il 18enne tunisino ucciso con una coltellata a Reggio nella notte tra il 30 e il 31 maggio.
La vittima era arrivata in Italia come minorenne non accompagnato ed era stato preso in carico dai servizi sociali, circa un anno fa, nei progetti di accoglienza a Reggio.
Per la sua morte è indagato Adi Mohsen, 22enne che risulta latitante: su di lui che, secondo le prime risultanze, avrebbe accoltellato il giovane dopo un litigio per 20 euro, pende un provvedimento di fermo.
Le indagini sono coordinate dal pubblico ministero Giulia Galfano, che ha affidato le ricerche ai carabinieri e alla polizia di Stato.
Il racconto delle persone è stato ieri raccolto in modo anticipato, durante la fase delle indagini preliminari, con la garanzia del contradditorio delle parti davanti al giudice, per essere quindi cristallizzato come prova utilizzabile in vista di un eventuale processo.
L’indagato era rappresentato in aula dall’avvocato Lorenzo Isoppo.
Ieri sono stati sentiti tutti i testimoni, che hanno confermato quanto avevano dichiarato in precedenza. L’incidente probatorio è stato seguito dalla dottoressa Giulia Galfano. La pm ieri mattina era presente in aula.
L’omicidio, oltre a riproporre la grave situazione in stazione, aveva colpito per la dinamica e perché la vittima era un giovane che tentava di integrarsi e trovare un lavoro, ma con il compimento del 18° anno di età si era ritrovato sulla strada.
Dalla ricostruzione della tragedia, il ragazzo avrebbe rifiutato di dare altri soldi a un connazionale che voleva usarli per comprare del crack. Era scoppiata la lite di notte in stazione, in una situazione fuori controllo dove i senza tetto trascorrono la notte, e l’assassino aveva spento la vita di Mohamed Alì Thabet con un solo fendente, scagliato tra il collo e la clavicola. Le immagini delle telecamere hanno poi mostrato la scena dell’uomo che getta con indifferenza l’arma del delitto nel bidone dell’indifferenziata, poco lontano.