
Stefano Landi, presidente della Camera di Commercio dell’Emilia
Reggio, tra le province italiane con il più alto livello di export, sta attraversando una fase di rallentamento preoccupante. "Nel 2024 abbiamo perso quasi un miliardo di export: eravamo vicini ai 14 miliardi l’anno prima e abbiamo chiuso poco sopra i 13", dichiara Stefano Landi, presidente della Camera di Commercio dell’Emilia.
Un calo significativo, che segue anni di forte crescita e riguarda in particolare i mercati storici di riferimento. "I principali cali si registrano in Germania, che sta vivendo difficoltà economiche, e in Francia. Gli Stati Uniti, che erano il nostro terzo mercato, sono saliti al secondo posto lo scorso anno, ma ora l’incognita dei dazi rende il quadro ancora più complesso".
L’introduzione dei nuovi provvedimenti sulle esportazioni negli Usa è uno degli scenari che più preoccupa le imprese reggiane. "È un tema che ci passa sopra la testa e richiede un’intensa attività diplomatica, non solo da parte dell’Italia, ma dall’intera Unione Europea. Con l’applicazione dei dazi, il rischio di perdita per le nostre esportazioni sarebbe veramente importante".
Per questo, la Camera di Commercio dell’Emilia sta spingendo le aziende a diversificare i propri mercati, corretto? "Ci sono aree come il Brasile, il Sud-Est asiatico e alcuni paesi africani in crescita che possono offrire opportunità di sbocco. Sono mercati più complessi, ma il Made in Italy resta un brand molto apprezzato a livello globale".
La strategia per affrontare la situazione passa anche e soprattutto dal supporto alle imprese medio-piccole. "Reggio è caratterizzata da una forte presenza di piccole e medie imprese, che spesso esportano indirettamente, fornendo componenti a grandi aziende. La Camera di Commercio lavora per creare contatti e fornire supporto con azioni di tutoraggio, affinché anche le realtà più piccole possano commerciare in tutto il mondo".
Stando ai dati, i comparti più colpiti dal calo dell’export reggiano sono e saranno quelli delle macchine e apparecchiature, degli apparecchi elettrici e della gomma e materie plastiche, gli stessi che negli anni hanno intrapreso più scambi con gli Stati Uniti. "Sono tra i settori più importanti per il nostro territorio e stanno registrando segni negativi in termini di valori assoluti".
Quali sono gli altri fattori globali che pesano? "Parlando anche da imprenditore, è chiaro che il futuro non è dei più promettenti. Stiamo vivendo un periodo storico particolarmente complicato, caratterizzato anche da due importanti guerre. Cresce la preoccupazione per l’aumento dei costi dell’energia, e poi ci sono settori, come quello dell’automotive dove noi lavoriamo, che stanno attraversando un periodo molto complesso. La famosa transizione all’elettrico non credo che sia stata programmata e impostata nel modo corretto".
È necessario che anche il governo intervenga con misure strutturali che diano alle aziende la possibilità di pianificare sul lungo periodo? "Mai come oggi noi imprenditori dobbiamo essere reattivi e attenti ai cambiamenti. Le imprese reggiane hanno dimostrato di saper affrontare le sfide, ma serve un quadro normativo stabile per programmare il futuro".