DANIELE PETRONE
Cronaca

Le lacrime della famiglia: "Qualcuno ci dica che non è vero"

Il tormento dei genitori di Anuar nella loro casa di via Manara dove sono stati avvolti dall’affetto di amici e parenti. Il fratello e le sorelle: "Speriamo ancora che sia solo un brutto incubo. Abbiamo fiducia nella giustizia"

Reggio Emilia, 19 novembre 2023 – “Speriamo di svegliarci domani e che sia soltanto un brutto incubo...". Ancora non ci crede la famiglia di Anuar Mastaki, il 19enne morto nell’assurdo incidente stradale di Caprara di Campegine. "A mezzanotte di ieri (venerdì, ndr ) sono venuti a bussarci alla porta i carabinieri per darci questa notizia tremenda".

Il bel sorriso di Anuar Mastaki nel giorno dei suoi 19 anni con l’adorata sorella Nora
Il bel sorriso di Anuar Mastaki nel giorno dei suoi 19 anni con l’adorata sorella Nora

Da allora, nell’appartamento di una palazzina di via Manara, scorrono lacrime e dolore. E un viavai di persone, amici, conoscenti e parenti, che si alternano per stringersi attorno alla famiglia del ragazzo.

Papà Mohamed, 72 anni, artigiano in pensione e mamma Mina, 61 anni, non hanno la forza di parlare. Seduti sul divano, con gli occhi lucidi e le mani attorno alla testa, avvolti nel tormento. A fare loro da schermo protettivo sono i figli Aisam 31 anni, la primogenita Sanaa, 40, e la 23enne Nora. Il fratello e le sorelle di Anuar che era il più piccolo della famiglia.

Due morti, tre feriti di cui uno grave e l'autista di un furgone che scappa senza prestare i soccorsi. È il tragico bilancio di un incidente avvenuto poco dopo le 18,30 a Caprara di Campegine, nella val d'Enza in provincia di Reggio Emilia

"Eravamo tranquilli, una sera come le altre – racconta Nora – Anuar stava andando coi due suoi migliori amici al ristorante Portichetto di Campegine. Erano quasi arrivati, poi sappiamo quello che è successo...". Aisam la interrompe con un pizzico di rancore: "Quell’uomo deve andare in galera e restarci. Avrei dovuto vedere mio fratello crescere e condividere momenti di gioia con lui. Invece per colpa di questo qua...". La sorella Nora riprende la parola, con un’intelligenza e una maturità commovente, difficilmente condivisibile o emulabile in momenti inimmaginali per chi non li ha vissuti. "Non devi dire così. Le persone sbagliano. Questo ha voluto il destino, poteva capitare in un altro momento, con modalità diverse. Va accettato. C’è però una giustizia e dobbiamo avere fiducia in essa", dice Nora.

Un discorso figlio della legge in cui crede, lei che lavora come impiegata nello studio dell’avvocato Giuseppe Caldarola che tutelerà la famiglia come parte lesa. Parole che sgorgano però da un’anima di chi ancora non ha realizzato cosa sia successo. Poco dopo Nora crolla. Piange. "Vorrei che qualcuno venisse alla porta a dirmi che mio fratello è ancora vivo...". Aisam e Sanaa la abbracciano, le asciugano le lacrime. Nora si fa forza e continua: "Avevamo quattro anni di differenza, era come se fosse il mio gemello...". Piange ancora. Poi si riprende. "Speriamo che l’altro ragazzo rimasto ferito si riprenda, almeno che uno su tre si salvasse... Erano tutti e tre amici di infanzia, sono cresciuti. Fino a qualche anno fa abitavamo anche noi a Cadè prima di trasferirci qui. Giocavamo tutti assieme ed eravamo legatissimi. Stavano solo andando ad una cena...".