Cinque anni dopo lo scoppio dell’inchiesta sui presunti affidi illeciti di bambini, chiamata ‘Angeli e demoni’, culminata nelle misure cautelari il 27 giugno 2019, escono dal processo definitivamente tre sui 17 imputati del processo con rito ordinario. Uno di loro è diventato un volto-simbolo di questa vicenda non solo giudiziaria, ma anche politica: si tratta di Andrea Carletti, fino a giugno sindaco dem di Bibbiano, difeso dagli avvocati Giovanni Tarquini e Vittorio Manes. Il collegio dei giudici presieduto da Sarah Iusto, a latere Michela Caputo e Francesca Piergallini, ieri ha pronunciato l’assoluzione per lui e per altri sette imputati relativamente all’accusa di abuso d’ufficio, quattro in tutto le contestazioni formulate a vario titolo e ora cadute: "Assolti - hanno sentenziato - perché il fatto non è previsto dalla legge come reato".
Una formula emessa alla luce dell’abrogazione del reato voluta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio e approvata in agosto, anche se ieri le difese di tre imputati hanno perorato perché i loro assistiti fossero assolti nel merito. Il verdetto riguarda, sempre per abuso d’ufficio, anche un altro amministratore pubblico che sparisce dal procedimento: Paolo Colli, ex sindaco di Montecchio ed ex presidente dell’Unione Comuni Val d’Enza, assistito dall’avvocato Paolo Colliva.
L’accusa mossa ai primi cittadini riguardava il presunto affidamento senza bando del servizio di psicoterapia per i minori vittime di abusi alla onlus ‘Hansel e Gretel’ di Torino - il suo fondatore Claudio Foti è stato assolto in via definitiva col rito abbreviato - e l’utilizzo dei locali a titolo gratuito del centro pubblico ‘La Cura’ di Bibbiano, per il quale si ravvisava un danno per Unione Enza e Ausl di oltre 200mila euro. Oltre a Carletti e Colli, imputati solo per quest’accusa, dovevano rispondere in concorso anche l’ex responsabile dei servizi sociali Val d’Enza Federica Anghinolfi, l’ex assistente sociale Francesco Monopoli, la psicologa Nadia Bolognini: pure per loro è stata pronunciata l’assoluzione. Esce per sempre anche Cinzia Prudente, affidataria di una bambina: l’accusa di abuso d’ufficio, in concorso con Anghinolfi, riguardava in questo caso i versamenti di quote per i minori in presunto conflitto con i rapporti personali ed economici che le legavano.
Assolte anche le affidatarie di una bambina, l’allora coppia Fadia Bassmaji e Daniela Bedogni: nell’imputazione, in concorso con Anghinolfi, era contestata la retta doppia. Ieri i loro avvocati Andrea Stefani e Valentina Oleari Cappuccio hanno ribadito la domanda di assoluzione nel merito, così come ha fatto anche l’avvocato Colliva per l’ex sindaco Colli.
A parte Carletti, Colli e Prudente, per gli altri il processo proseguirà per le ulteriori contestazioni. Il pubblico ministero Valentina Salvi, titolare dell’inchiesta, aveva sollevato il 9 settembre una questione di legittimità costituzionale sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio, alla luce di norme nazionali e internazionali. Nei giorni scorsi il tribunale reggiano ha deciso di non sottoporre l’istanza alla Corte costituzionale, elaborando un’articolata ordinanza per motivare la scelta.
Il pm si era riservata di ricorrere alla Corte di giustizia europea, ma ieri mattina ha detto di non intendere sollevare altre questioni. Da qui il verdetto di Reggio, uno dei primi ad assolvere da questo reato dopo la riforma del governo Meloni.
L’avvocato Tarquini, difensore di Carletti, commenta: "È stata messa la parola fine a una vicenda che ha avuto pesanti conseguenze sulle persone e sul sistema dei servizi sociali. Una storia sofferta che Carletti ha attraversato a testa alta: lui ha sempre negato ogni responsabilità e ha sempre agito per il bene dei più fragili. Questo procedimento ha pesato ingiustamente sulla sua vita e sul suo ruolo istituzionale". L’avvocato Luca Andrea Brezigar per Prudente definisce l’ordinanza del tribunale reggiano sull’abuso d’ufficio " controcorrente, simbolo della terzietà del giudice".