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Saman Abbas, Garofano: "La soffiata? Dalla cerchia di Shabbar"

Il generale Luciano Garofano, già comandante dei Ris di Parma: "In Pakistan è crollato il muro di omertà che proteggeva il padre di Saman"

Reggio Emilia, 20 novembre 2022 - Serviva una soffiata. Il deus ex machina, come in tutte le tragedie.

Il generale Luciano Garofano, 69 anni, biologo, docente universitario ed ex comandante dei Ris di Parma, un anno fa disse al Carlino: "Le ricerche sono quasi impossibili senza un’indicazione precisa".

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Luciano Garofano, biologo, è stato a capo del Ris di Parma
Luciano Garofano, biologo, è stato a capo del Ris di Parma

Generale, pare che qualcuno abbia indicato il luogo in cui era stata sepolta Saman.

"Sì, è caduto il muro di omertà. Soprattutto in Pakistan. Il padre della ragazza, Shabbar, partecipava a manifestazioni pubbliche senza che nessuno intervenisse. Ora l’atteggiamento è cambiato. Le autorità pakistane hanno preso atto della gravità delle accuse, Shabbar è stato arrestato e quel muro di omertà e protezione è crollato. Mi sembra un preludio che fa ben sperare circa l’arresto della madre di Saman e l’estradizione dello stesso Abbas".

L’impressione è che l’arresto del padre, che da molti protagonisti della vicenda viene descritto come minaccioso e vendicativo, abbia spinto qualcuno dei parenti detenuti a liberarsi del peso del segreto.

"Dobbiamo sempre essere cauti. Io ritengo che a cambiare la situazione sia stata la presa di coscienza da parte del Pakistan".

Pensa che le informazioni giungano da là, magari dalla cerchia delle frequentazioni di Shabbar?

"Assolutamente sì. E in quel Paese è cambiata la volontà investigativa".

I resti sono stati trovati a due metri di profondità in una zona già battuta. I cani molecolari fino a che profondità possono individuare una sepoltura?

"Premetto: gli inquirenti hanno svolto un lavoro straordinario. Ma spesso, in questi casi, c’è bisogno anche dell’archeologia forense".

In sostanza...

"Nella ricerca dei corpi nascosti, è bene avvalersi di archeologi forensi che sappiano leggere le minime variazioni del terreno. Non è una critica agli investigatori. Spesso si tende a puntare tutto sulle strumentazioni, o sull’impiego dei cani, senza coinvolgere professionisti di esperienza".

Ma i cani possono sbagliare?

"Certo. Bisogna fare i conti anche con la loro esperienza e la loro capacità. Non si può dire: se il cane annusa allora il cadavere c’è, se il cane non annusa allora il cadavere non c’è. Ma, ripeto, è un’osservazione generale, non una critica agli inquirenti".

Il corpo della povera Saman non era stato smembrato e gettato nel Po, come aveva rivelato il fratellino, attribuendo la responsabilità allo zio Danish. Perché tante bugie in questa storia?

"Per paura. La paura di un padre potente, minaccioso, violento".

Shabbar Abbas ha detto – smentito dagli inquirenti – che la moglie è in Europa. Un altro tentativo per sviare le indagini?

"Beh, sta cercando di salvare il salvabile. Non credo affatto che la moglie sia tornata in Europa. Shabbar in Pakistan godeva di coperture. Perché mandare la moglie altrove ed esporla al rischio d’essere rintracciata?".

La riporteremo in Italia?

"Credo che anche la madre sarà assicurata alla giustizia".

Dal punto di vista giudiziario, cambia tutto. C’era un movente, c’erano gli indizi, ora c’è anche il cadavere.

"Si chiude il cerchio. Tanti altri casi simili, per la verità, sono giunti a sentenza definitiva anche in assenza del cadavere. Ma il ritrovamento ora diventa decisivo. E poi c’è un altro aspetto".

Quale?

"Chi voleva bene a Saman ora avrà un luogo in cui piangere questa povera piccola".

Cosa insegna questa terribile vicenda?

"Che vanno rispettate le persone e le loro scelte. E che tanti pakistani integrati non si riconoscono più in una cultura così arretrata".