REDAZIONE REGGIO EMILIA

La mafia che si riorganizza: "Monitorare flussi di spesa e tenere la guardia alta"

Il procuratore capo Paci in dialogo con don Ciotti e la senatrice Rando "Prevenzione e repressione, creare barriere che le impediscano di attecchire".

Il procuratore capo Paci in dialogo con don Ciotti e la senatrice Rando "Prevenzione e repressione, creare barriere che le impediscano di attecchire".

Il procuratore capo Paci in dialogo con don Ciotti e la senatrice Rando "Prevenzione e repressione, creare barriere che le impediscano di attecchire".

"In questa provincia quando ho chiesto di tenere alta la guardia, di monitorare i flussi della spesa pubblica, sembrava quasi si disturbasse il manovratore", usa un ricordo reggiano il procuratore capo della città, Gaetano Paci, nello spiegare perchè la criminalità organizzata diventa sempre più pervasiva al Nord.

"I giovani, investite sui giovani, rendeteli protagonisti invece di puntare solo sulla repressione riducendo sempre di più l’età imputabile" è invece l’appello di un gigante della lotta alla mafia, in parole e fatti, don Luigi Ciotti, per tenere lontane le nuove generazioni dal crimine. Due protagonisti della quotidiana sfida a Cosa Nostra, si sono ritrovati lunedì sera, assieme alla senatrice Pd, Enza Rando, moderati dal parlamentare Dem, Walter Verini, sul palco della Festa Nazionale dell’unità. E per Paci che, in primis, evidenzia come "la Mafia in Italia non è un’emergenza, ma un elemento strutturale del sistema economico e politico da più di 100 anni", la ricetta ideale per combatterla è riuscire a coniugare "prevenzione e repressione, per creare barriere che partendo da un sistema di valori impediscano alla mafia di attecchire". Strategia che in Italia pare funzionare perché, dice sempre Paci: "Riusciamo a fermare i traffici delle mafie" ma, per contro "esse li spostano, come un virus, in altri Paesi Ue che hanno una legislazione meno aggressiva e capacità di repressione minore".

Tornando al nostro Paese, l’alto magistrato è perentorio: "Occorre rimodulare l’approccio. Per decenni, giustamente, uomini e risorse tecnologiche sono stati investiti sul Sud Italia, ma oggi la terra di conquista è il Nord. Fa specie – conclude – quanto siano arretrate, in Emilia per esempio, le politiche di assegnazione degli organici alle forze dell’ordine e alla magistratura". Facendo eco alle parole di Paci l’intervento di don Ciotti, interrotto più volte da lunghi applausi, è partito dall’idea che "la repressione non basta, essa taglia la mala erba in superficie, non toglie il male alla radice, che è quello che bisogna fare. Per questo obiettivo servono politiche sociali, sfida culturale ed impegno educativo. Per questo il coraggioso sacerdote, tuttora sotto scorta, ha invocato: "Date ai giovani una prospettiva di futuro, per togliere potere attrattivo alle mafie che, oggi, sono transnazionali e sanno usare molto bene le tecnologie. Per loro l’intelligenza artificiale è già intelligenza criminale". Con amarezza ha poi evidenziato che "la politica non è più protagonista, ma comprimaria, con il connubio tra grande industria e mafia che dirige il gioco", unendo nella critica l’attuale governo ma anche quelli precedenti: "Tutte le forze che masticano di sinistra, dove erano prima? Tanti provvedimenti che hanno fatto male all’Italia sono arrivati prima di questo governo", ha tuonato. La senatrice Rando ha posto l’accento sul fatto che "oggi a ricevere le peggiori minacce sono i giudici minorili, molto temuti dalla mafia".

Gabriele Gallo