Non c’è un filo spinato da passare, né un check-point presidiato a dividerli. Ma anche a Reggio esistono due popoli, due città, due anime separate sulla guerra israelo-palestinese. E ora che i bombardamenti su Gaza si fanno più incessanti, dopo le brutalità inflitte dal gruppo terroristico di Hamas nei territori israeliani, anche a Reggio partono i sit-in incrociati. La mattina, davanti al Comune, quello di +Europa e Italia Viva che ha sfilato con le bandiere bianche e blu del popolo ebraico.
QUI PALESTINA
Il pomeriggio, in piazza della Vittoria, un gruppo molto più nutrito sventolante i colori della Palestina. Tra loro c’erano anche alcune personalità della politica reggiana, tra cui anche il noto avvocato Vainer Burani, che ha preso la parola al megafono per denunciare i crimini dello Stato d’Israele contro il popolo palestinese. Ma in piazza c’erano sopratutto tantissimi cittadini di origine araba, molte teste adornate dalla tradizionale kefiah e un grande cartello con scritto “Palestina libera! Con la resistenza fino alla vittoria!“. Il presidio è nato quasi spontaneamente da un’idea di alcuni universitari reggiani, ragazzi giovanissimi che tramite il tam-tam sui social e su internet hanno radunato un gruppo di circa 700 persone in poche ore. La digos ha presidiato e non si sono registrati momenti di tensione con i passanti (in un sabato di sole con un centro molto animato).
QUI ISRAELE
"Vorrei che l’amministrazione comunale esponesse davanti al Municipio sia la bandiera di Israele che quella palestinese, in segno di solidarietà e per auspicare pace per i due popoli". Così una operatrice umanitaria 55enne spiega il perché, ieri mattina, era a manifestare silenziosamente in Piazza Prampolini insieme una trentina di altre persone espressione dei radicali (+Europa) e dei socialisti. Lei, di origine israeliana, lavora per un’associazione reggiana che si occupa di accoglienza: "Ucraini e africani, cristiani e musulmani… non faccio distinguo se uno ha bisogno". Il flash mob intendeva portare solidarietà al popolo israeliano e agli ebrei vittime dell’attacco di Hamas, e chiedere al Comune di esporre la bandiera con la Stella di David a testimonianza della vicinanza a chi ha subito un attacco terroristico terrificante. In pochi però tra i reggiani hanno partecipato: disinteresse? Forse. Ma anche paura di ritorsioni da parte degli estremismi. Con Israele si sono esposti politici storicamente "liberi" come l’onorevole Mauro Del Bue e la radicale Stella Borghi, oppure Layla Yusuf, attivista italiana di origine somala sulla cui testa pende una fatwa emessa dagli imam di Al-Shabaab (cellula somala di Al Qaeda). Con loro, in piazza, anche alcuni israeliani a Reggio per lavoro (il nazifascismo ha azzerato la comunità ebraica locale). Ma come la 55enne non vogliono farsi riconoscere: "Io sono laica e di sinistra, ho sempre votato il Meretz fin quando si è presentato alle elezioni. Sono sinceramente choccata per quanto fatto da Hamas: nemmeno le bestie fanno questo ai loro simili. Israele ha il diritto di difendersi per dare un posto sicuro ai suoi cittadini. E mi chiedo perché, dato che Gaza da quasi 18 è indipendente, non abbia contribuito a fare quello che tutti - ebrei e palestinesi - vogliamo: due Stati e due popoli, fare cresce nella pace i nostri figli, creare lavoro e benessere. Netanyahu mi fa schifo, è un super estremista, ma bisogna dare atto al suo governo di aver stretto accordi di pace con Egitto e Giordania".