REDAZIONE REGGIO EMILIA

La caccia ai tesori scomparsi

Il centro era disseminato di cappelle e chiese. Alcune di esse sono ricordate o se ne vedono le tracce

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A ferragosto vie, palazzi e chiese hanno una dimensione diversa, lungo l’antico cardo romano proviamo a riscoprirne alcuni. Porta Santa Croce è il più antico accesso della cinta muraria duecentesca. Partendo dalle sue volte, percorriamo via Roma. In zona sorgeva la chiesa di S. Biagio, prima fuori dalle mura fu distrutta nel 1551, poi ricostruita in via Ferrari Bonini vicino a quella odierna dei Cappuccini, nel 1560; aveva una navata e tre altari. Finì la sua storia come lanificio a metà Settecento.

Più avanti s’incontrano a destra via Filippo Re e, a sinistra, via Dante Alighieri nella prima sorgeva la Chiesa dello Sposalizio con convento. Strutture seicentesche sorgevano, circa, dove oggi è l’Istituto Chierici. Via Dante invece aveva, lungo il suo tracciato, oltre a S. Giacomo minore d’origine matildica, altre tre strutture religiose. Guardando verso la stazione: l’oratorio seicentesco di S. Maria del Gonfalone, elegante fu abbattuto nel dopoguerra. S. Maria Nuova o del Carmine, di fine Trecento poi demolita per ampliare l’annesso ospedale e infine S. Marco (Questura), duecentesca chiesa ceduta, nel 1446, alla omonima Congregazione mantovana. Sempre diretti verso la via Maestra, sulla sinistra si apre via S. Domenico, poco prima della piazza finale vi era la chiesa del Corpus Domini, edificata da Filippo Zoboli dal 1466 al1472, aveva un convento di monache per quel tempo all’avanguardia, oggi conosciuto come Carcere di S. Tommaso. Nome, invece, dell’antichissimo monastero secoli fa adiacente, poi tribunale e oggi supermercato.

Eccoci ora in via Emilia girando a destra superiamo il Locus. La placca bronzea, ricorda il punto dove è stata piantata la groma romana, incontro di cardo e decumano; giriamo a sinistra per via Calderini in fondo a destra dopo pochi passi ci appare piazza S. Prospero. Essa “nasce” da un incendio in una notte d’estate del 1506 quando arse “inspiegabilmente” il fetido macello, tolte le macerie si ebbe lo spazio aperto. Qui nel ‘700 esistevano anche due piccole cappelle: una del cimitero (all’inizio dello Stradone) e una fra torre e S. Prospero. Percorriamo ora, a sud, via S. Carlo verso piazza Fontanesi. Prima un porticato, sulla destra a metà, protegge la facciata l’ex chiesa omonima della via poco avanti, sulla sinistra, l’antica sede dei lanaioli, è ricordata dalle teste di montone agli spigoli dell’ultimo capitello d’angolo, verso porta Castello.

Raggiunta l’elegante spazio alberato, davanti al forno sul marciapiede un marmo d’inciampo ricorda le antiche misure reggiane. Pochi metri più avanti sorgeva la quattrocentesca chiesa,ma l’origine è più antica, di S. Maria Maddalena con convento e cimitero antistante, una lunetta ai Musei la ritrae per i posteri.