Nel processo sui presunti affidi illeciti di bambini, ieri hanno sfilato alcuni testimoni citati dalla difesa. Tra loro Jean Bassmaji, cardiologo in pensione di origine siriana - noto in città anche per i progetti di solidarietà al suo Paese natale attraverso l’associazione Amar - e padre di Fadja Bassmaji, che figura tra i 13 imputati insieme a Daniela Bedogni. Per le due donne, in passato affidatarie di una minore, sono formulate due accuse: falsa perizia perché avrebbero indotto in errore, in concorso con altri, lo specialista che doveva relazionare al gip sulla bambina (nata nel 2007); presunti maltrattamenti alla minore tra 2016 e 2018.
Rispondendo all’avvocato Andrea Stefani (codifensore di Bassmaji e Bedogni insieme all’avvocato Valentina Oleari Cappuccio), il medico ha descritto il miglioramento che a suo dire ebbe nel tempo la minore ospitata dalla figlia e da Bedogni: "Quando lei entrò nella nostra casa, aveva un atteggiamento animalesco: rifiutava di rispondere e poi andava via come se noi non esistessimo. Man mano acquisì fiducia e riuscimmo a tenerla a pranzo. Poi iniziò anche ad abbracciare e a salutare".
Bassmaji ha riferito che la piccola faceva disegni "da manuale di psichiatria": ad esempio "una testa nera senza occhi e bocca, con arti staccati e lanciati per aria. Diceva che non doveva vederli nessuno e li metteva in una cartellina che le avevo dato. Successivamente tratteggiò un bellissimo disegno colorato, col sole gigante".
Poi il medico inizio anche a farla dormire a casa propria: "Le piacevano le favole che inventavo per lei, qualche volta la accompagnavo a scuola: avevamo un rapporto fantastico". Il medico notò comportamenti anomali: "Una volta modellò un fallo col Das; feci finta di niente, ma mi chiesi cosa potesse aver visto a 9 anni per fare una cosa del genere. Notai anche che lei aveva attrazione verso gli adulti: si buttava addosso ai professori, imbarazzandoli, e a ragazzi più grandi". Alcune parole a suo dire facevano intuire una lontananza emotiva dai genitori: "Lei mi chiamava nonno, io le dicevo che ero il suo secondo nonno. E mi chiedeva perché coi suoi genitori non riusciva ad avere la stessa confidenza".
Bassmaji la vedeva "molto agitata dopo gli incontri coi genitori insieme agli assistenti sociali". La descrive "dolcissima", ma con la tendenza a torturare gli animali: "Mi diceva che era più forte di lei. Un giorno - racconta - mi portò sotto un albero: aveva tolto la coda a una lucertola e le zampe agli scarafaggi".
Riferisce di dissidi in famiglia: "In piscina incontrai un uomo che si presentò come il fratello del padre: ci disse che un giorno, prima dell’affido, propose ai genitori di tenere con sé la piccola, perché il papà, di cui peraltro parlò malissimo, era sempre via. Ma di fronte a quell’idea la mamma ebbe una reazione isterica e spaccò i piatti".
Alle domande del pm Valentina Salvi, Bassmaji ha puntualizzato che quando la bambina tornava dagli incontri protetti coi genitori "era molto stressata e noi cercavamo di distrarla. Durante la psicoterapia non so di cosa si parlasse". Ha descritto poi come "piccoli dispetti e rare discussioni" gli screzi avuti con lei. Poi, rispondendo di nuovo al difensore, ha accennato a "tre album di foto con la bambina nel corso degli anni di affido". L’avvocato ha letto un messaggio della bambina alle affidatarie per la festa della mamma 2018: "Cara Fadja e Daniela, vi voglio un mondo di bene. Da quando ho messo piede in questa casa mi sono sentita come se qualcuno fosse pronto ad amarmi e a coccolarmi e a far spazio a me, alle mie passioni e ai miei sentimenti. Spero vi piaccia la colazione". Il medico conclude con una punta di amara polemica: "La bambina aveva possibilità di recuperare la sua vit,a ma qualcuno gliel’ha impedito. Ci dispiace molto".
Nelle immagini: Jean Bassmaji (foto grande) e l’avvocato Andrea Stefani