L’attesa dei tartari è finita. Kanye West, ora è certo, non suonerà alla Rcf Arena questo venerdì. A mancare (e tuttora, tecnicamente, nessuno lo ha comunicato) è soltanto l’ufficialità, ma proprio ieri mattina la prefettura ha annullato il Comitato per l’ordine e la sicurezza che avrebbe dovuto studiare come gestire l’evento nei minimi dettagli.
Che l’ipotesi fosse sfumata era chiaro a tutti ormai, dato che per poter gestire l’impatto di decine di migliaia di fans che invadono la città, sarebbe stato necessario avere in mano i dati dei biglietti venduti già oggi al tavolo in prefettura. Ma la vendita dei biglietti, nonostante le rassicurazioni fatte agli enti pubblici la scorsa settimana dagli organizzatori italiani (Vivoconcerti), non è mai avvenuta. Le uniche cose che si sono rincorse di bocca in bocca sono stati i rumors e le promesse di comunicati mai spediti. Altro chiaro segnale di fallimento dell’operazione era stato quel via vai di camion che venerdì hanno trasportato fuori dai cancelli della Rcf Arena buona parte del mega-palco, allestito in fretta e furia nei giorni precedenti. Torri di metallo, scenografie e pezzi della pedana: il messaggio ormai era chiaro a tutti. E proprio per questo stupisce, più del chiacchiericcio contagioso in città pro-Ye e contro-Ye, il pervicace silenzio di chi aveva in mano la cloche di questo evento, pronto ad atterrare al Campovolo.
Non si faranno attendere le reazioni, a questo punto, di tanta parte della politica cittadina che aveva preso immediatamente posizione contro il rapper americano, tacciato di simpatie filo-naziste, schizofrenie alimentari e manie religiose. Anche se, è bene chiarirlo subito, non sono state certo le polemiche dentro mura ad aver influenzato questa scelta, che parte direttamente da Los Angeles.
"Noi abbiamo fatto quello che dovevamo fare, la nostra parte era pronta già per il 20 – si sfoga ora Davide Caiti, socio di C.Volo, proprietaria dell’Arena – Dai parcheggi, al personale interno, all’area stessa... Attendevamo anche noi l’annuncio ufficiale per proseguire operativamente". E il fatto che non sia arrivato, rimane senza un perché. "Non è stato motivato in nessun modo – prosegue – Loro (produzione americana; ndr) possono anche affermare che non sia mai stato annunciato nulla ufficialmente. Ma è un po’ nascondersi dietro a un dito, perché la richiesta era arrivata". Spaventati dalle polemiche? Nemmeno per sogno, ritiene il socio di C.Volo: "Di fronte a un evento di quella portata e a un business come quello, le produzioni non si sarebbero certamente fermate per quattro polemiche locali. Se poi lo motiveranno così loro, sarà solo una scusa".
Che questo pasticcio di via dell’Aeronautica infici il rapporto con Vivoconcerti, apprezzata e importante agenzia con un portafoglio di ’big’, non è possibile secondo Caiti: "Anche loro sono vittima della produzione americana, che non ha dato chiaramente indicazioni. Certo è che magari dalla prossima volta ci faremo dare qualche garanzia in più".
Ma intanto quattro date sono già fissate in Arena, compresa quella dei Rammstein. Ed entro fine anno sapremo i nomi.