J’accuse di Alicia Piazza: "Fu falsificata la firma di Mike. Trasferiti a Malta 100mila euro"

La modella, moglie dell’ex patron granata, ieri in tribunale per rispondere di diffamazione nei confronti dell’ex presidente Compagni. Ieri ha lanciato nuove accuse: "Non c’era trasparenza".

J’accuse di Alicia Piazza: "Fu falsificata la firma di Mike. Trasferiti a Malta 100mila euro"

La modella, moglie dell’ex patron granata, ieri in tribunale per rispondere di diffamazione nei confronti dell’ex presidente Compagni. Ieri ha lanciato nuove accuse: "Non c’era trasparenza".

"Una firma falsa messa a nome di mio marito". Spese fatte a insaputa della coppia. Persino 100mila euro "trasferiti in un account a Malta". È la verità raccontata ieri da Alicia Richter in tribunale, dove figura imputata per diffamazione nei confronti di Stefano Compagni, ex presidente e vice della Reggiana tra 2015 e 2017.

Terminando la sua deposizione la modella americana e moglie di Mike Piazza (l’ex patron della Reggiana calcio che anche ieri l’ha accompagnata in tribunale), ha spiegato quali sono stati i motivi che la spinsero nel 2018 a rilanciare dichiarazioni dal tono duro ai giornali. Ha raccontato di aver iniziato a occuparsi della società sportiva nel gennaio 2017, su richiesta del marito che aveva notato anomalie ma allora era fuori città. Per cercare di capire, aveva ingaggiato un traduttore, avvocati e i professionisti della società Kpmg: "Paragonando la parte amministrativa prima e dopo l’arrivo di mio marito, emerse che il costo dello stadio era 5 volte il dovuto, i giocatori erano pagati di più e tante spese venivano fatte senza motivazione".

Cita i costi per la Range Rover in uso all’ex presidente della Reggiana Alessandro Barilli e l’auto utilizzata dalla moglie di Compagni, nonché i costi per appartamento, telefono e utenze per il direttore sportivo Andrea Grammatica: spese da lei ritenute troppo alte.

L’imputata dice anche di aver avuto copia del bilancio 2016/2017 "in gennaio, e i dati del budget erano incompleti". Spiega anche che i contratti ai giocatori "furono fatti in privato, prima che Mike arrivasse in Italia, anche se lui aveva il 60% della società. Non c’era trasparenza". Sul contratto per il Mapei, ha spiegato che pagò di più rispetto al passato: "Anche i soldi del bar interno non andavano alla Reggiana, ma alla proprietà dello stadio". Poi si sofferma su un "contratto inerente la costruzione di un centro sportivo". Il progetto non decollò, "ma vii era in calce una firma di mio marito, che però era falsa". Sul documento, trapela che la difesa ha citato un consulente grafologico. In base a questo documento, "dissero a Mike che avrebbe dovuto pagare". E qui si è inserito il racconto di "100mila euro congelati e poi trasferiti in un account a Malta" nell’ambito di una pretesa di soldi tra esponenti della società. Le è stato poi chiesto dall’avvocato di parte civile Alessandro Carrara come mai la coppia non abbia fatto causa: "Avevamo preparato le carte, ma ci fermammo perché non ne valeva la pena. Ci sarebbe voluto troppo tempo, tolto anche i bambini, dolore e stress. Per noi la decisione migliore fu andare avanti, immaginando che i soldi persi non lo avremmo più recuperati".

Alessandra Codeluppi