Reggio Emilia, 31 dicembre 2024 – Sessant’anni di una carriera che ha il sapore della leggenda. Tre vittorie a Sanremo (1967, 1969 e 1974), un ruolo inattaccabile tra le Signore della canzone. Iva Zanicchi è l’unica interprete italiana ad avere vinto per tre volte il Festival. È stata europarlamentare, ha pubblicato libri, ha fatto la conduttrice, l’attrice e l’opinionista, conquistando la Tv. Ma, soprattutto, conquistando un pubblico che l’adora. E il prossimo 18 gennaio, spegnerà le sue prime 85 candeline. Con il suo paese nel cuore. "Le mie radici sono la mia vita. Vivo da 50 anni in Brianza, ma appena posso torno a Vaglie di Ligonchio. Arrivo e riconosco tutto: i muri, le strade, i miei monti", racconta la cantante.
Il suo percorso artistico inizia nei primissimi Anni Sessanta. Deve essere stata dura pensare di fare la cantante in un paesino così lontano dal mondo dello spettacolo... "A Vaglie non c’era nulla, nemmeno la strada asfaltata. Ma io ho sempre desiderato cantare. Avevo questo vocione e cantavo, cantavo dappertutto. E mi dicevano che avevo una bella ‘gargana’ che da noi significa ‘voce’, ’vociaccia’. Mia nonna aveva una piccola osteria. Lì dentro, si cantava sempre".
Dai cori in montagna alla musica leggera. Quale fu la prima tappa importante? "Silvio Gigli, noto conduttore radiofonico di allora, venne in paese con una trasmissione radiofonica ‘I due campanili’. Fece sfidare Collagna e Castelnuovo Monti. Cantai anch’io e alla radio mi ascoltò per caso il grande Gianni Ravera (impresario e storico organizzatore del Festival di Sanremo, ndr). Scrisse al comune di Ligonchio. Il sindaco lesse la lettera davanti a tutto il paese. Ravera mi invitava al Festival di Castrocaro che era un trampolino di lancio per i giovani cantanti".
A Ligonchio torna spesso. Soprattutto nel borgo di Vaglie dove ci sono tutti i suoi luoghi del cuore. A quali è più affezionata? "La casetta dove è nato mio padre Zeffiro, ma anche quella dove sono nata io, tutta bianca, alla fine del paese. Ma ogni pietra, ogni albero mi ricorda qualcosa e mi emoziona sempre".
Ha raccontato spesso di quella volta che i tedeschi l’avevano messa al muro... "Quello è un ricordo terribile. Avrò avuto cinque anni. Mia mamma aveva quattro figli e stava allattando mio fratello. Il caso ha voluto che non succedesse niente. Un giovane ufficiale austriaco ci avrebbe salvato la vita. Ma ogni volta che passo davanti a quel muro...i ricordi e le urla delle S.S. mi ritornano alla mente".
La Centrale idroelettrica, altro luogo imprescindibile dalla storia del suo paese. "Ha dato da lavorare a tanta gente delle nostre montagne. Mio papà ha lavorato lì per tanti anni. Gli portavo il pranzo e lui era felicissimo".
In anni più recenti ha contribuito notevolmente alla ricostruzione del campanile della chiesa di Vaglie che era crollato nel 1919 a causa di un terremoto. Come andò? "Dopo quel violento terremoto, il paese rimase senza campanile per decenni e decenni. Mia mamma Elsa diceva sempre: ‘Iva, se vinco alla lotteria la prima cosa che faccio è ricostruire il campanile’. Così, tanti anni dopo, ci ho pensato io. Il campanile è una parte importante della comunità, aiuta a ritrovarsi e a stare insieme".
Un percorso lastricato di successi e di soddisfazioni. Si ricorda il suo debutto ufficiale? "A Reggio Emilia. Un concorso per giovani debuttanti organizzato dal manager Giancarlo Conte. Si chiamava il ‘Disco d’oro’ ed eravamo nel 1961. È stato in quel momento che ho conosciuto una certa Orietta Galimberti, divenuta poi Berti. Siamo diventate colleghe e amiche. C’era anche un giovanissimo Gianni Morandi, anche lui, muoveva i primi passi nel mondo della canzone".
Fra pochi giorni tornerà in Tv, ancora in veste di giudice per ‘Io canto senior’, ma solo qualche giorno fa ha cantato al Concerto di Natale per Canale 5. E in Vaticano, ha incontrato Papa Francesco. Emozionata? "Una grande emozione. Mai e poi mai, avrei pensato di poter conoscere un Papa da vicino. Mi sono intrattenuta tanto con lui, più di tutti gli altri. È fantastico, con uno sguardo sempre attento sugli altri. Quando mi sono avvicinata a lui gli ho anche ricordato, simpaticamente: ‘Santità, la vera Zingara sono io!’ (In un’intervista, il Pontefice disse che occorreva una sfera, una ‘zingara’, come la famosa canzone e la attribuì - erroneamente - a Mina, anziché a Iva, ndr). Abbiamo parlato di musica e gli ho detto che nel mio repertorio ci sono canzoni argentine che amo tantissimo".
Iva, un augurio, un auspicio a Reggio, la sua città. "Se ne va un anno difficile per me, la scomparsa di Fausto (Pinna, il compagno di una vita, ndr) ha lasciato un vuoto incolmabile. Amo follemente la mia città, con le sue piazze, il mercato, il teatro Valli. Una città che ha ancora tanti spazi verdi. Ecco spero che si continui a promuovere la cultura, tutta la cultura, in tutte le sue forme. E poi, vorrei lanciare un messaggio positivo e di speranza per tutti, quello di amare la vita".