FRANCESCA CHILLONI
Cronaca

Israele, lo studente aggredito dai coloni: "Sono confinato a Ramallah"

Simone Ruffini studia a Gerusalemme ma ora si trova con la fidanzata italo-palestinese in Cisgiordania Un ex militare che vuol rimanere anonimo: "Mi lanciavo spesso nella zona del rave. Lì i razzi c’erano spesso"

Reggio Emilia, 11 ottobre 2023 – La Comunità israelitica reggiana fu per secoli popolosa e vivace. Oggi non esiste più; sono rimaste la sinagoga in via dell’Aquila, nel cuore del Ghetto, e i cimiteri ebraici di Reggio, Scandiano, Correggio, Guastalla e Novellara. Ma sono tanti i reggiani che hanno rapporti di frequentazione con Israele e la Palestina.

Simone Ruffini, di Gattatico, e la fidanzata Samera Ayyad
Simone Ruffini, di Gattatico, e la fidanzata Samera Ayyad

"Sono a Ramallah a casa della mia ragazza. Qui in Cisgiordania la situazione sembra tranquilla. Forse fin troppo tranquilla, ci hanno consigliato di non uscire dalle strade urbane per evitare eventuali scontri con i coloni ebraici", ci spiega per telefono Simone Ruffini, 29 anni, di Gattatico, dottorando all’Università ebraica di Gerusalemme. La fidanzata è Samera Ayyad, italo-palestinese di Verona, con passaporto israeliano. Una giovane coppia esempio di una generazione cosmopolita ed aperta, che si trova a subire - come quasi tutta la popolazione israeliana e palestinese - le decisioni spietate dei politici.

“Sono arrivato giovedì per trascorrere da lei qualche giorno, ero qui quando c’è stato l’attacco - prosegue Simone - Seguiamo l’evolversi della situazione soprattutto sui social. Qui c’è stata la serrata dei negozi per due giorni, non siamo usciti di casa perché non c’era nulla da fare. Ma non ci sono stati allarmi. Speriamo la situazione rientri". Situazione ben diversa a Gerusalemme: "Il mio compagno di stanza m’ha detto che c’è molta tensione, che si sono sentiti gli allarmi. Per ora non ho intenzione di allontanarmi da Ramallah", conclude Ruffini. Il gattaticese e la sua fidanzata in gennaio, durante un trekking nella zona di Gerico con un gruppo di altri escursionisti (composto da palestinesi, americani, francesi e italiani), erano stati aggrediti da giovani coloni israeliani.

Racconta una storia diversa un altro nostro concittadino che si reca spesso in Israele per effettuare dei lanci con il paracadute da aerei militari, "per mantenere il mio brevetto". La zona in cui si reca con regolarità è a 4-5 chilometri dal confine con Gaza: esattamente quella dove si svolgeva il rave party dove sono stati massacrati non meno di 260 giovani, ed altri sono stati rapiti dai terroristi. Le esercitazioni a cui partecipa l’uomo (che chiede l’anonimato per motivi di sicurezza) prevedono una permanenza di 3-4 giorni in caserma, e lanci vincolati da un’altezza di 600 metri sul deserto. Quando ha finito, fa visita ad amici (lui italiano di Massa, lei israeliana) che abitano a Bat Yam, a sud di Tel Aviv. "Quando sono là spesso suonano le sirene perché vengono sparati dei razzi, ma l’IronDome (lo scudo contraereo, ndr ) di Israele ha sempre funzionato. Questa volta Hamas ha fatto un’incursione terrestre e ha trovato la base sguarnita. Quando c’è lo shabbat di cento militari, ne rimangono 10-20. Sabato poi c’era una festa nazionale (la Simchat Torah, ndr ), ed erano ancora meno".

E i suoi amici? "Li ho sentiti - spiega l’uomo - Non hanno paura, ma sono sotto choc. Mentre parlavamo al telefono, sotto si sentivano le sirene". L’attacco di Hamas lascia perplesso il reggiano: "Che sarebbe successo qualcosa prima o poi, lo immaginavo. Ma pensavo più ad un’azione preventiva di Israele contro le centrali iraniane, ed poi una risposta di Teheran eventualmente accompagnata dal supporto di Hamas o Hezbollah".