REDAZIONE REGGIO EMILIA

Infiltrazioni mafiose nelle aziende. L’allarme di Cgil: "Situazione critica"

Chierici commenta i dati della Cgia di Mestre: "Malaffare da mettere all’angolo"

Infiltrazioni mafiose nelle aziende. L’allarme di Cgil: "Situazione critica"

Chierici commenta i dati della Cgia di Mestre: "Malaffare da mettere all’angolo"

È un grido di allarme quello lanciato dalla Cgil di Reggio Emilia sul rischio di infiltrazioni mafiose nelle aziende nella nostra provincia che si trova al secondo posto in regione dietro il comune capoluogo di Bologna e sedicesima in Italia. "I dati della Cgia di Mestre - si legge nella nota diffusa dalla Cgil reggiana -, basati sull’ultimo report di Bankitalia, secondo i quali in provincia di Reggio Emilia ci sarebbero 1.852 aziende ‘potenzialmente prossime a contesti di criminalità organizzata’ sono estremamente preoccupanti".

Un giro d’affari di diversi miliardi come sottolinea Luca Chierici della segreteria confederale Cgil: "Le mafie producono fatturati annui stimati in 40 miliardi di euro, 2 punti di PIL italiano, numeri che derivano in gran parte da ‘affari’ che le imprese infiltrate ottengono grazie a servizi offerti ad aziende "sane", servizi spesso volti ad abbattere fatturati, recuperare iva da fatture false ed altre attività che si potrebbero definire, nella migliore delle ipotesi, borderline".

Colpisce anche l’incremento di denunce per estorsione presentate a Reggio nel 2023 (aumentate del 74% rispetto all’anno precedente), dato che denota anche una minore disponibilità a subire passivamente tali episodi. La mancata denuncia, infatti, non è necessariamente segnale di mancata estorsione.

"Rispetto ai dati emersi - conclude Chierici - occorre una forte presa d’atto, anche da parte delle Associazioni datoriali presenti nella nostra provincia, le quali devono adoperarsi con crescente impegno per mettere all’angolo le imprese associate che si scoprano essere invischiare in attività illegali e denunciare, ove siano a conoscenza, tali fenomeni. Questo modo di fare impresa, infatti, oltre a danneggiare le lavoratrici ed i lavoratori impiegati da imprenditori disonesti, droga il mercato e crea le basi per un allargamento di una concorrenza sleale che penalizza in primis chi rispetta le regole".

Cesare Corbelli