Reggio Emilia, 16 dicembre 2021 - "Bisogna che ti decidi perché entro questo mese hai solo tre possibilità. O ti vaccini o muori oppure ti ammali e fai morire qualcun altro". Questo sarebbe quello che un’infermiera dell’Ausl avrebbe detto a una 17enne. Una frase giudicata troppo pesante e invadente dalla famiglia della ragazza che ha deciso di adire per vie legali.
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E, attraverso il proprio avvocato di fiducia, ha spedito una diffida all’azienda sanitaria locale con richiesta di risarcimento danni. La famiglia (non riportiamo nomi per tutelare la minorenne) ci tiene a specificare di non essere no-vax. Dunque è una battaglia di principio sulle parole pronunciate alla giovane. "Io, mio marito e mia figlia in questione – spiega la madre – abbiamo avuto il Covid e siccome dal test sierologico è risultato che i nostri anticorpi al virus sono ancora presenti, preferiamo aspettare a vaccinarci. Ma lo faremo. Così come lo ha fatto l’altra mia figlia. Quello che contestiamo è la violenza delle parole utilizzate, mia figlia è corsa da me a piangere. Non era un semplice consiglio al vaccino, non si può infondere il terrore così".
Vaccino ai bambini, domande e risposte dei pediatri - Terza dose, Burioni risponde alle domande più comuni I fatti risalgono alla mattina del 3 dicembre scorso quando la ragazzina è stata accompagnata al drive-through dell’ospedale Santa Maria Nuova per sottoporsi a un tampone molecolare dopo che una sua professoressa di scuola era risultata positiva qualche giorno prima. Qui, stando a quanto da lei raccontato, le è stato chiesto se fosse vaccinata. Alla risposta negativa della minorenne, la frase incriminata da parte dell’infermiera. L’avvocato di famiglia Tiziano Solignani del foro di Modena ritiene "illegittima, per la violazione della sua privacy, già la richiesta di specificare se vaccinata o meno. Non esserlo è consentito dalla legislazione vigente. La ragazza è stata apostrofata violentemente e resa oggetto di gravi invettive e minacce. Ed è rimasta sconvolta. Un atteggiamento del genere non credo che abbia bisogno di alcun commento. Innanzitutto per qualsiasi comunicazione di questo tenore il personale avrebbe dovuto rivolgersi ai genitori e non certo al minore che in questi casi può venirne gravemente turbato, come poi è successo. Per questa grave violazione dei doveri di riservatezza, i miei assistiti, riservandosi qualunque altra iniziativa in ogni sede competente, chiedono il risarcimento dei danni patiti. Se entro 20 giorni l’Ausl non risponderà, procederemo giudizialmente nei loro confronti".
L’Ausl, interpellata dal Carlino , al momento non intende replicare a mezzo stampa, ma fa sapere che "è stata avviata una verifica interna volta a capire se si fosse trattato di un comportamento con toni scorretti da parte dell’operatrice o se fosse stata una semplice e lecita opera di convincimento al vaccino, insita nella mission medico-sanitaria".