
Ercole Leurini, ex insegnante di lettere e giornalista molto conosciuto
Reggio Emilia, 15 dicembre 2016 - Simone aveva un bel viso, i riccioli biondi e un sorriso contagioso. Un angelo che l’8 ottobre del 1990 è stato travolto e ucciso da una macchina mentre stava attraversando la strada sulle strisce pedonali. Aveva 10 anni faceva la quinta elementare e zaino in spalla, stava andando a scuola ma non arrivò mai. Morì poco dopo all’Ospedale Maggiore di Parma circondato dall’amore della sua famiglia. In queste ore, il padre Ercole Leurini ha come rivissuto da capo lo strazio e il dolore di quella mattina.
L’incidente avvenne nello stesso punto a Rivalta in cui martedì è morta la studentessa di 17anni, Erika Reverberi travolta da un tir mentre era in sella al suo scooter nei pressi dell’incrocio con via Garlassi. Dinamiche diverse ma questa nuova tragedia ha cancellato di colpo 26 anni e ha fatto riemergere lo strazio e l’impotenza che solo un genitore che perde un figlio in questo modo, può provare.
«E’ una strada trafficata, pericolosa», racconta Leurini, molto conosciuto a Reggio, ex insegnante di lettere alle scuole superiori e giornalista, mentre ora si interessa di concerti e spettacoli, ama l’arte e la musica ma il dolore non è mai passato e a fatica e con molto pudore ricorda il suo piccolo.
«Mi chiamarono a scuola per avvertirmi dell’incidente. Io, mia moglie (anche lei scomparsa ad ottobre) con l’altro nostro figlio Cristiano che faceva allora le superiori siamo corsi a Parma. Simone non ha mai ripreso conoscenza, quando era chiaro che non c’erano più speranze, tutti insieme abbiamo deciso di donare gli organi. Una decisione che è stata la migliore che potevamo prendere», ha spiegato. In queste ore Leurini ha ricevuto diverse telefonate da amici che appresa della notizia di un nuovo incidente mortale, hanno voluto essergli vicino nel ricordo di quel lutto incancellabile.
«Non ricordo nemmeno il nome della ragazza alla guida dell’auto – ammette Leurini – l’abbiamo vista in tribunale durante il processo ed era stata condannata per omicidio colposo. Ma tutto questo non mi ha mai interessato, non ci eravamo nemmeno costituiti. Ormai il nostro bimbo non c’era più».