Reggio Emilia, 21 novembre 2023 – Francesco Riillo, 39enne nato a Crotone e residente a Montecchio, ha ammesso ieri, comparendo davanti al giudice per le indagini preliminari Andrea Rat, la propria responsabilità per l’incidente stradale che ha distrutto le vite di Hicham Outtas e Anuar Mastaki, di 21 e 19 anni, e causato altri cinque feriti, senza che lui si fermasse a prestare soccorso.
Le preghiere per i ragazzi morti
I due ragazzi stavano andando venerdì alle 18.30 a mangiare una pizza, quando per loro si è materializzato il destino più sfortunato. All’improvviso, sulla Citroen Picasso condotta da Mastaki, si è abbattuto l’imponente carico di ponteggi metallici portati sul furgone: il materiale si è riversato sulla macchina che trasportava i due ragazzi, uccidendoli, mentre un terzo giovane sul sedile posteriore, il 21enne Ahmed Habbou, è rimasto gravemente ferito.
È stata travolta anche una seconda macchina, con a bordo una coppia e due bambini, che ha tamponato la Citroen. Da quanto emerso in prima battuta, Riillo ha fatto una sosta e poi si è allontanato dal luogo dell’incidente, venendo individuato e arrestato qualche ora dopo nella sua casa di Montecchio. Per lui il pubblico ministero Valentina Salvi ha formulato le ipotesi di reato di omicidio stradale aggravato, lesioni gravissime e fuga da incidente. In aula a sostituirla c’era il pm Maria Rita Pantani.
Ieri il 39enne è comparso in tribunale per l’udienza di convalida dell’arresto. Assistito dall’avvocato Fabrizio Sessa, ha deciso di rispondere alle domande, chiarendo alcune circostanze. Sentito dai carabinieri dopo l’arresto, il 39enne aveva riferito che non si ricordava chi fosse alla guida quella sera. Ma ieri, in aula, ha cambiato versione: ha detto che sul furgone vi era un secondo uomo, e che dopo quell’impatto sono entrambi scesi. Poi lui è salito di nuovo sul camion ed è fuggito, mentre l’altro è rimasto per strada.
I filmati hanno ripreso la scena: si vedeva Riillo scendere, guardare, parlare con un altro uomo e poi ripartire da solo. Il 39enne ha riferito che aveva l’intenzione di assumere l’altro nella sua ditta edile. Ora gli inquirenti vogliono identificare anche questa persona, per poi sentirla. Riillo ha raccontato che al mattino aveva legato il carico di impalcature metalliche con cinghie, insieme all’altro.
Intanto, il materiale ferroso rovesciato sulle vittime è stato messo sulla bilancia, ed è risultato pesare molto di più rispetto al carico massimo consentito. Riillo ha riferito di aver messo lui il materiale sul mezzo senza pesarlo, ma andando a occhio. Il pm Salvi ha chiesto la custodia cautelare in carcere, mentre l’avvocato difensore Fabrizio Sessa ha domandato i domiciliari.
A Riillo fu ritirata in passato la patente per guida in stato di ebbrezza. Denunciando lo smarrimento del documento e con un altro stratagemma al centro di approfondimenti, aveva ottenuto un permesso provvisorio, che poi gli era stato ritirato in agosto a Napoli.
All’ospedale, venerdì, ha rifiutato di fare l’alcoltest. Non gli viene contestata la guida in stato di ebbrezza, perché al momento non è dimostrabile che lui non abbia bevuto dopo l’incidente. All’ospedale i medici hanno rilevato però odore di alcol. Lui ieri ha riferito che dall’ora di pranzo non aveva più bevuto. E che non si sa spiegare perché il personale ospedaliero abbia riferito questa circostanza. Su questa circostanza è possibile che l’altro uomo possa riferire qualche elemento utile. "Una storia tragica", ha commentato l’avvocato Sessa.