
L’enorme rogo di martedì ha distrutto 30mila metri quadrati di stabilimenti "Ancora nessuna certezza su presenza di amianto e qualità dell’aria".
di Giulia Beneventi"Non riusciamo a respirare". Edmondo Camorani vive al civico 9 di via Due Canali, a pochi metri dallo stabilimento che la notte tra lunedì e martedì è stato distrutto dalle fiamme. Inalca, del gruppo Cremonini, e Quanta Stock&Go, che gestisce la logistica di Cirfood, contano quasi 30mila metri quadri di edifici carbonizzati. Quattrocento i posti di lavoro coinvolti, con interi comparti di produzione della carne e più di 1.300 tonnellate di prodotti alimentari andati in fumo. La cronaca di un disastro che, sotto le braci, brucia ancora. Ieri infatti i vigili del fuoco erano ancora operativi per spegnere i focolai attivi all’Inalca, sviluppatisi al centro dello stabilimento e proprio per questo difficili finora da raggiungere, dovendo superare cumuli di macerie. Attesi da Arpae riscontri sulla qualità dell’aria e sul campionamento di materiale in amianto potenzialmente dannoso.
"Sono venuto via, c’è un’aria ancora irrespirabile – dice Camorani –. Al momento sono in albergo, a spese mie, poi vedrò come poter fare". Dalla finestra del suo appartamento, dove si è recato ieri mattina, si vedono i focolai ancora accesi: "Tutti i giorni chiamo Arpae, lascio il mio numero chiedendo di venire a monitorare anche qua dietro, mai avuto un riscontro" riferisce.
"Qui dal terzo piano già anni fa si vedevano delle superfici in eternit – aggiunge poi –. Come residenti ci siamo attivati e hanno tolto l’amianto, ma solo qui vicino alle nostre case: chi ci garantisce che là, in alto dove non riusciamo a vedere, non ce ne sia dell’altro?". In via Due Canali ci sono in tutto sei palazzine a ridosso dell’Inalca: "Qua non è venuto nessuno a chiedere se ci sono dei problemi – chiosa –. Io sono da solo e in pensione, posso permettermi almeno per ora di dormire da un’altra parte. C’è gente che non se lo può permettere e deve rimanere qui a respirare quest’aria".
Gli accertamenti sulla qualità dell’aria sono ancora in corso, riferisce Arpae, mentre per quanto riguarda la presenza di amianto non si è ancora proceduto al campionamento del materiale potenzialmente dannoso. Pur essendo l’amianto un materiale ignifugo, le fiamme potrebbero aver disperso le fibre tossiche nell’aria. O ancora, nello svilupparsi del rogo, le strutture in eternit potrebbero essersi spezzate liberando così le suddette fibre. Per rimuoverlo si dovrebbe procedere con un incapsulamento, proprio per non far disperdere materiale nocivo durante l’operazione: questo passaggio però avverrebbe solo al netto di una certificata presenza di amianto sul sito.
Una conferma ancora non è arrivata da Arpae, che per procedere al campionamento del materiale sul posto deve attendere che tutti i roghi siano definitivamente stati domati dai vigili del fuoco. Due giorni fa da Bologna è arrivato il Nia (Nucleo investigazioni antincendio) dei vigili del fuoco per il soprelluogo atto a definire le cause dell’incendio; le ipotesi degli inquirenti vertono sulla natura accidentale. La Procura di Reggio ha aperto un’inchiesta, le indagini coordinate dal pm Denise Panoutsopoulos sono affidate alla squadra mobile della polizia di Stato Reggiana, guidata dal dirigente Andrea Napoli.