REDAZIONE REGGIO EMILIA

In Benin friggono il gnocco: "Così paghiamo istruzione e cure mediche ai bambini"

L’ex titolare di Photohouse Andrea Puglisi e la moglie Paola, ostetrica in pensione, si raccontano "Abbiamo aperto un ristorante e la nostra specialità va alla grande: sono i salumi che costano troppo".

L’ex titolare di Photohouse Andrea Puglisi e la moglie Paola, ostetrica in pensione, si raccontano "Abbiamo aperto un ristorante e la nostra specialità va alla grande: sono i salumi che costano troppo".

L’ex titolare di Photohouse Andrea Puglisi e la moglie Paola, ostetrica in pensione, si raccontano "Abbiamo aperto un ristorante e la nostra specialità va alla grande: sono i salumi che costano troppo".

Cucinare ’il gnocco fritto’ (come si dice orgogliosamente in città) per aiutare persone meno fortunate in Africa.

Se questo accadesse alle nostre latitudini non ci sarebbe nulla di nuovo, se invece uno dei pezzi forti della cucina reggiana, viene proposto in un ristorante del Benin a scopo di beneficenza, allora c’è una storia tutta da scoprire.

Il progetto Sopada (acronimo di SOlidaritè Pour l’Amélioration et le Développement Agricole) nasce nel 2012 dall’incontro dei coniugi reggiani, di Cadelbosco, il 64enne Andrea Puglisi e la 61enne Paola Brunazzi, con il beninese Mamouda Alidou, con un sogno comune di un’azienda agricola in Africa per nutrire i suoi abitanti.

Ma il progetto Sopada negli anni è diventato molto di più fino a toccare la cucina reggiana.

"Io e mia moglie - dice Andrea - siamo appassionati di viaggi in Africa fin da ragazzi e nel 2012 abbiamo aperto un’azienda agricola, nella regione della Donga, in Benin, spedendo trattori e attrezzature dall’Italia, prendendo terreni in loco in concessione. Nel tempo abbiamo trovato persone di fiducia che avevano a cuore il bene dei bimbi poveri, così noi abbiamo delegato a loro l’attività. Però…"

Però?

"Parallelamente ci siamo accorti di diversi problemi, non ultimo l’istruzione: nel villaggio c’erano duecento bambini analfabeti che non andavano a scuola. Quindi, abbiamo coinvolto i genitori per indirizzare i figli ad avere un’istruzione e costruire, nel tempo, quattro piccole scuole con tronchi d’albero al posto dei banchi.

Da qui è nata l’idea della Ong, come costola dell’azienda agricola. Io nel 2021, seppur non ancora in pensione, ho ceduto il mio studio fotografico Photohouse in centro città per inseguire questo sogno africano di solidarietà, invece da poco meno di due anni mia moglie, dopo la pensione, mi ha raggiunto".

Passiamo dunque la parola a Paola.

"Dalla Donga siamo venuti a vivere sulla costa del Benin dove esiste il problema della sanità a pagamento, sia pubblica che privata.

A causa della povertà, molte persone non hanno possibilità di farsi curare, quindi io, ostetrica dell’Asl di Montecchio in pensione, mi adopero come infermiera nel lebbrosario di Ouidah: è impressionante il numero di ferite trascurate che poi diventano piaghe.

Qui però c’è stato un incontro speciale!".

Ci spieghi meglio.

"Nel lebbrosario operava una volontaria francese e, con lei, abbiamo deciso di aprire un ristorante, i cui proventi sarebbero stati destinati all’istruzione e alle cure per essere più autonomi rispetto a fondi e donazioni. Il caso ha voluto che ci fosse un locale da prendere in affitto di fronte al ’Museo della schiavitù’ nell’ex forte portoghese.

Prevediamo in un prossimo futuro un forte afflusso di turisti poiché il museo ospita opere d’arte da poco restituite dalla Francia".

E cosa proponete di buono?

"Al ristorante ’Le gout superieur’ si trovano a menù un tris di cucine: italiana, francese e beninese, con ricette tipiche. Qui però friggono tutto, quindi il nostro gnocco fritto va alla grande, il problema semmai sono i salumi per accompagnarlo che costano davvero tanto".

Ripassiamo allora la parola ad Andrea.

"Vorrei citare anche il dottor Guido Corradi, dentista di Novellara, socio di Sopada, che viene annualmente in Africa per prestare cure odontoiatriche gratuite, altrimenti inavvicinabili per gli abitanti di qui. Infine, ci tengo a sottolineare che noi ci differenziamo dalle altre Ong perché, per scelta, non abbiamo spese. Per legge dobbiamo avere dei dipendenti, quindi abbiamo scelto di far figurare gli operai dell’azienda agricola, pagati da noi, come dipendenti, così possiamo proporre progetti a basso costo.

Per esempio con 22 euro mandiamo a scuola un bimbo per un anno intero, anzi stiamo preparando 232 borse di studio per bambini che non avrebbero la possibilità di accedere al diritto all’istruzione mentre in campo sanitario stiamo sostenendo economicamente alcuni malati gravi che senza il nostro aiuto rischierebbero la vita stessa. Ci adoperiamo affinchè nemmeno un euro donato sia speso fuori dal progetto vero e proprio. Non lo dico per vantarci, ma per trasparenza nei confronti dei donatori, anzi chi lo desidera, può visitare il nostro sito www.sopada.org se vuole approfondire e, eventualmente, contribuire alla missione".

Cesare Corbelli