ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Il selfie della verità. Una foto di Danish e del fratello di Saman ricostruisce gli orari

Grazie allo scatto individuato il momento dei filmati delle telecamere che hanno ripreso gli ultimi istanti di vita della 18enne davanti a casa. Il sistema video era avanti di dieci minuti: uscirono a mezzanotte in punto.

Il selfie della verità. Una foto di Danish e del fratello di Saman ricostruisce gli orari

Una prima certezza viene dalle telecamere. Mentre la terra continua a serbare misteri che rimarranno tali. È stato grazie a un selfie di Danish Hasnain con il fratello di Saman Abbas che è stato possibile attribuire la data corretta ai filmati della videosorveglianza dell’azienda agricola Bartoli e a quelli della vicina casa della famiglia Iemmi, ritenuti utili per ricostruire gli ultimi attimi di vita della giovane uccisa e i movimenti dei suoi familiari imputati.

Quella foto è datata 2 maggio 2021, il giorno dopo la scomparsa della 18enne pakistana di Novellara, ed è stata scattata alle 11.38. Da qui si è ricostruito che i due sistemi di telecamere hanno uno scarto di 11 minuti e 48 secondi: "Rispetto all’orario assoluto, il sistema Bartoli è avanti di 9 minuti e 47 secondi, il sistema Iemmi è in ritardo di 2 minuti e 1 secondo". A riferirlo è stato l’ingegner Roberto Porta, perito nominato dalla Corte d’Assise su richiesta avanzata dall’avvocato Liborio Cataliotti, difensore di Hasnain, zio di Saman imputato per omicidio insieme ai genitori Shabbar Abbas, Nazia Shaheen e i cugini Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz.

L’esito di questa perizia permette di anticipare di dieci minuti l’orario in cui la giovane è stata vista uscire di casa per l’ultima volta rispetto a quello impresso sulla videosorveglianza, collocandolo a mezzanotte in punto del primo maggio 2021. La difesa del padre Abbas, affidata agli avvocati Enrico Della Capanna e Simone Servillo, ha rimarcato in aula che nei filmati alle 4 di notte (orario telecamere) si vedono movimenti luminosi. Ovvero un’auto che transita a Novellara in via Cottafavi, strada sterrata, poi attraversa la provinciale 5 e svolta verso via Reatino, dove fu seppellita Saman. E anche una bici che passa sulla sp 5 in direzione Novellara-Reggiolo. La Corte che ha disposto che su tutti i filmati acquisiti sia indicato esplicitamente l’orario esatto. Con i giornalisti i due legali sollevano interrogativi: "Nella notte del primo maggio 2021, Saman uscì di casa con lo zainetto, vestita di tutto punto, serena. Non è forzata ad andare coi genitori, è convinta di raggiungere un luogo dove voleva andare lei stessa. Secondo noi, lei è andata a casa di qualcuno che conosceva e lì si è messa comoda, fatto che spiega anche perché poi sia stata trovata nella fossa senza calze e scarpe. Poi è accaduta la morte, dovuta a un gesto d’impeto. Infine è stato occultato il cadavere la stessa notte: sono stati chiamati lo zio e i cugini, sono venuti con gli attrezzi e hanno scavato la buca. Alle 4 è arrivata la macchina che ha portato via Saman. Lì ci sono tanti sistemi ocr (per lettura targhe): sono stati fatti controlli dalle 23.30 all’una, ma non dopo".

Durante il processo, la parola è andata poi all’archeologo forense Dominic Salsarola, uno dei periti del tribunale. Ha confermato la presenza di rilievi nel terreno compatibili con una pala sequestrata a casa dello zio e dei due cugini, ma anche l’impossibilità di datare con certezza quando la vittima è stata depositata nella fossa, nonché i sei strati di terra rilevati e l’allargamento della buca inizialmente predisposta. Le difese hanno anche chiesto numerosi chiarimenti sullo scavo fatto il 18 novembre 2022 dalla polizia giudiziaria per sondare se lì vi fosse Saman, e sui rischi di contaminazione con la buca originale.

L’archeologo forense Pier Matteo Barone, consulente tecnico delle difese Ijaz e Nomanulhaq, ha depositato una propria relazione. Ha detto in aula di non essere d’accordo su alcuni punti con Salsarola – ad esempio sul fatto che siano stati individuati i reali limiti della fossa originaria – mentre il perito ha ribattuto di averli ben tenuti distinti, procedendo stratigraficamente. Secondo l’avvocato Luigi Scarcella, per Nomanulhaq, "purtroppo emerge l’assenza di certezze". A detta dell’avvocato Mariagrazia Petrelli, per Ijaz, "la contaminazione operata dalla polizia giudiziaria ha involontariamente compromesso molte tracce. La mancanza di una tempistica sullo scavo può contribuire a far decadere l’aggravante della premeditazione".

Infine la Corte ha stabilito le prossime udienze: spicca il 27 ottobre, quando sarà sentito il fratello di Saman, costituito parte civile.