Il processo Aemilia: "’Ndrangheta, condannate. Carmine Sarcone a 16 anni"

La richiesta del pm Beatrice Ronchi nel secondo Appello. Il fratello di Nicolino è accusato di essere stato partecipe dell’associazione.

Il processo Aemilia: "’Ndrangheta, condannate. Carmine Sarcone a 16 anni"

Il processo Aemilia: "’Ndrangheta, condannate. Carmine Sarcone a 16 anni"

di Alessandra Codeluppi

È entrato nel vivo, con la discussione delle parti, il filone del processo di ndrangheta ‘Aemilia’ a carico di Carmine Sarcone (nella foto), accusato di associazione mafiosa e intestazioni fittizie. Lui è il più giovane dei fratelli originari di Cutro: dopo la custodia cautelare in carcere a Voghera, da più di un anno è stato sottoposto alla sorveglianza speciale e all’obbligo di dimora a Bibbiano. II fratello Nicolino Sarcone, condannato in via definitiva per mafia in ‘Aemilia’, era il referente nella provincia reggiana per il boss Nicolino Grande Aracri. L’accusa di 416 bis è stata mossa anche a Giuseppe Sarcone Grande (in ‘Perseverance’) e a Gianluigi Sarcone (in ‘Aemilia’). Carmine Sarcone era stato arrestato in uno dei rivoli di ‘Aemilia’ nel gennaio 2018. In primo grado era stato condannato a 10 anni col rito abbreviato; nell’Appello a 9 anni.

La difesa, affidata agli avvocati Stefano Vezzadini e Salvatore Staiano, aveva impugnato il verdetto, che era stato annullato dalla Cassazione con rinvio a una diversa sezione della Corte d’Appello per un nuovo processo.

Secondo la tesi investigativa, Sarcone era un partecipe dell’associazione mafiosa, ma per la Cassazione gli elementi a riprova non erano stati adeguatamente motivati, in particolare sostenendo che i giudici "si sono limitati a evocare i dati informativi offerti dalle chiamate in correità dai collaboratori di giustizia, cercando solo di affermarne la verità oggettiva, senza tuttavia saggiare l’effettiva capacità di dimostrazione delle condotte".

Nel nuovo processo di secondo grado, in corso, il pubblico ministero della Dda applicato in Appello Beatrice Ronchi ha chiesto 16 anni di condanna per Sarcone e 4 per R. T. (quest’ultimo accusato solo di intestazioni fittizie). Secondo l’accusa, Sarcone attribuì a R. T. il 95% delle quote della società Due Torri per evitare la confisca della Sarcia, che nell’ottobre 2014 fu sottoposta a sequestro e affidata a un amministratore giudiziario, che si avvalse di Sarcone per proseguire gli appalti già assegnati. La difesa di Sarcone – avvocati Vezzadini e Staiano – ha sostenuto che non vi siano i presupposti per una condanna più pesante e ha chiesto l’assoluzione: "A oggi le lacune indicate dalla Cassazione non sono state colmate. Il materiale probatorio è lontano dal permettere di configurare la partecipazione all’associazione mafiosa".