ANTONIO LECCI
Cronaca

Il pirata ripreso di notte: "Il cassone del furgone prima pieno e poi vuoto. Così l’abbiamo individuato"

Grazie alle telecamere presenti nella zona, è stato possibile individuare il responsabile. All’arrivo dei carabinieri a casa lui era ancora in stato d’ebbrezza alcolica.

Il pirata ripreso di notte: "Il cassone del furgone prima pieno e poi vuoto. Così l’abbiamo individuato"

Il presunto conducente "pirata" si trovava nella sua abitazione, verso le 21 dell’altra sera, quando i carabinieri hanno bussato alla porta, condotti a quella casa di Montecchio dalle indagini avviate subito dopo il drammatico incidente di tre ore prima a Caprara di Campegine. "Cosa ci fate qui? Che volete da me?", ha dichiarato ai militari, cercando di far credere di non sapere nulla di incidenti, di perdita di carico, di un dramma che si era consumato sull’asse della val d’Enza, con due giovani deceduti e altri feriti, di cui uno grave.

"Ha dato l’impressione di essere sorpreso dalla nostra presenza e non ha giustificato nulla in particolare. Appariva in stato di ebbrezza alcolica. Situazione confermata anche dagli accertamenti sanitari compiuti in ospedale", ha spiegato il capitano Roberto Iandiorio, comandante dei carabinieri della Compagnia di Guastalla, incaricati dei rilievi dell’incidente e della relativa indagine coordinata dalla Procura reggiana.

Al momento dell’arrivo dei carabinieri, in casa c’era anche la madre, alla quale è intestato l’autocarro coinvolto nell’incidente. L’automezzo era parcheggiato accanto all’abitazione ed è stato sequestrato. Il 39enne è stato accompagnato in caserma a Guastalla. E prima di essere arrestato è stato portato al vicino pronto soccorso ospedaliero per una visita medica di controllo, che ha escluso traumi o altre lesioni fisiche. Dopo le formalità di rito, è stato trasferito in carcere a Reggio, a disposizione della magistratura. Ma come è stato possibile risalire al presunto conducente ’pirata’?

"Le telecamere dei varchi della zona – spiega il capitano Iandiorio – ci hanno messo su una pista ben precisa. Una telecamera ha infatti ripreso il passaggio dell’autocarro con a bordo il carico di tubi in metallo. La telecamera successiva, a poca distanza dal luogo dell’incidente, pochi minuti dopo ha ripreso lo stesso veicolo, ma con il cassone praticamente vuoto. Dalla targa si è risaliti alla madre dell’indagato, alla quale il mezzo è intestato".

L’indagine è ancora alla fase embrionale, pur se il caso appare in gran parte risolto. Ma occorre capire se la madre, proprietaria dell’autocarro, ha favorito l’uso del veicolo al figlio, probabilmente ben sapendo che, senza patente, non avrebbe potuto mettersi al volante. La donna rischia di dover rispondere di un "incauto affidamento" del veicolo.

Al momento della perdita del carico, dalla parte opposta arrivavano tre veicoli: il primo ha evitato l’impatto con la massa di metallo, la seconda (dove si trovavano le vittime) è stata centrata in pieno dai tubi, mentre la terza ha tamponato la vettura che la precedeva.