NICHOLAS MASETTI
NICHOLAS MASETTI
Cronaca

Il padre accusa zio e cugini: "Io e mia moglie non abbiamo ucciso nostra figlia Saman"

L’imputato Shabbar si è reso disponibile anche a rispondere alle domande degli avvocati in aula: "Ho sentito Danish che ha dichiarato che erano presenti lui e gli altri due. Penso siano stati loro".

L’imputato Shabbar si è reso disponibile anche a rispondere alle domande degli avvocati in aula: "Ho sentito Danish che ha dichiarato che erano presenti lui e gli altri due. Penso siano stati loro".

L’imputato Shabbar si è reso disponibile anche a rispondere alle domande degli avvocati in aula: "Ho sentito Danish che ha dichiarato che erano presenti lui e gli altri due. Penso siano stati loro".

"Non siamo stati noi genitori a uccidere nostra figlia". Shabbar Abbas, padre di Saman, ha da poco terminato di piangere, a testa bassa, ascoltando sua moglie Nazia Shaheen. Sono vicinissimi uno all’altro. Non solo fisicamente, ma anche sulla linea espressa davanti ai giudici della corte d’Assise d’Appello di Bologna. Difeso dall’avvocato Sheila Foti a volte parla in italiano, in altre occasioni si fa aiutare dall’interprete. Ma ragione anche al plurale, per lui e sua moglie: "L’unica cosa che ci rimane è nostro figlio, Ali Haider (non era in aula, ndr), per il resto è come se fossimo morti". E poi, come ha detto Nazia, "uscimmo di casa per seguire Saman, ma lei andò in strada ed era buio. Non vedemmo più nulla".

Ma Shabbar ha anche parole d’accusa per suo fratello Danish Hasnain, zio di Saman e condannato in primo grado a 14 anni, e per i cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, assolti. "Quello che è successo è accaduto il 30 aprile. Ma io non so cosa è successo e cosa è stato fatto. Ho sentito Danish che ha dichiarato che erano presenti lui e gli altri due. Penso quindi siano stati loro tre", in riferimento alla morte della 18enne Saman, avvenuta la notte tra il 30 aprile e il primo maggio del 2021 a Novellara.

Ma perché Shabbar ha sentito Danish? Questa domanda è arrivata dopo le sue dichiarazioni spontanee. L’imputato, condannato in primo grado all’ergastolo insieme alla moglie, ha infatti poi risposto ad alcuni degli avvocati presenti. Pochi momenti prima dell’ultima uscita di casa della figlia Saman la sera del 30 aprile, "c’era stata una chiamata di lei dal bagno, dove diceva ‘vieni a prendermi’. Pensavo fosse il ragazzo con cui stava. Così telefonai a Danish e gli dissi di dare una lezione al ragazzo, ma di non picchiarlo troppo".

Lezione di che tipo? "Prima parlandoci, poi eventualmente menandolo e minacciandolo", dice in aula Shabbar. Ma perché chiamò proprio il fratello Danish? "Io avevo mal di schiena", si è difeso il padre di Saman. Domande che sono state poste da Barbara Iannuccelli, legale di Saqib Ayub, ragazzo della giovane di origini pakistane uccisa. Ma anche da parte del proprio avvocato Sheila Foti, del legale dello zio Liborio Cataliotti e dalla Corte.

Momenti coincitati dove le chiamate di Shabbar a Danish sono state ripetute più volte.

"Mi disse che ci avrebbero pensato loro – ha aggiunto il padre di Saman riferendosi all’ultima telefonata tra i due –. Ma io ero un po’ preoccupato, così sono uscito per controllare, ma non vedendo nessuno, sono rientrato. La mattina dopo, verso le 7.30, sono venuti a casa e dopo il caffè gli ho chiesto poi cosa avessero fatto e loro mi hanno risposto ’niente’".

Nelle udienze passate invece Danish aveva raccontato di essere arrivato nelle serre vicino alla casa di Saman e di aver visto la ragazza già morta, con i cugini che avevano scavato la fossa per seppellirla. Fuori dall’aula, ai giornalisti, l’avvocato Foti ha spiegato: "Shabbar ha risposto alle domande. Fino a un certo momento sa quindi cos’è successo a sua figlia. Essendo stata ritrovata seppellita vicino a casa non possiamo pensare che siano state persone estranee alla famiglia".

Nicholas Masetti