LARA MARIA FERRARI
Cronaca

Il monito di don Ciotti ai giovani: "Con le mafie non si può essere neutrali"

Il fondatore di ’Libera’: "La ’normalizzazione’ del fenomeno è disastrosa"

Il fondatore di ’Libera’: "La ’normalizzazione’ del fenomeno è disastrosa"

Il fondatore di ’Libera’: "La ’normalizzazione’ del fenomeno è disastrosa"

La necessità di una responsabilità collettiva contro le mafie, il pericolo di una normalizzazione del crimine nella percezione comune, il dovere di non chiamarle più infiltrazioni mafiose, ma riconoscerne attiva la presenza sul territorio, poi l’investimento nei giovani e l’aiuto ai migranti, nel superamento del cosiddetto ‘fenomeno migratorio’, che secondo don Luigi Ciotti di fenomenico non ha nulla. Questioni che richiedono la nostra presenza.

L’esortazione a esserci è infatti quella da non mancare per don Luigi Ciotti, poiché significa conoscere, e approfondire i problemi, e "la consapevolezza ci invita a scegliere da che parte stare", risponde a Geminiana, una studentessa del folto pubblico che ha riempito la sala Palatucci della Questura, in occasione dell’incontro con il sacerdote fondatore di Libera, dal titolo ‘Fra giustizia e legalità nel perseguimento del bene comune’.

"Per noi un valore aggiunto la presenza della Consulta delle scuole reggiane, insieme al privilegio di avere don Ciotti, un pezzo della storia civile di questo Paese. - fa gli onori di casa il questore Giuseppe Maggese – So che non ama i panegirici, ribadisco l’importanza del momento e che sia rappresentata qui tutta la comunità reggiana ", chiude salutando la prefetta Maria Rita Cocciufa, il sindaco Marco Massari e il procuratore di Reggio Calogero Gaetano Paci.

La scelta di Reggio per l’incontro, a 10 anni dall’inchiesta e maxi processo Aemilia che ha scoperchiato una criminalità sempre più imprenditoriale portando alla luce una Reggio capitale delle fatture false. Città a cui l’ospite è molto legato: "Qui ho tanti amici e ricordo la cooperativa la Collina, fra le prime ad adoperarsi per i beni confiscati alle mafie – rievoca don Ciotti - Appartengo al gruppo Abele, che compie 60 anni, Libera ne fa 30 e io 80. Ho assistito a una mutazione nella percezione che hanno gli italiani del crimine. Dopo la grande emotività si sta andando verso la normalizzazione. Così pure per la droga. Un disastro. E questo sentire che bolla le nostre coscienze si sta allargando a dismisura, mentre perseverano eco-mafie, agro-mafie e gioco d’azzardo ".

Che relazione c’è tra mafia, corruzione e politica, a livelli trasversali?, si e ci chiede il religioso, riportando la risposta del procuratore generale di Roma: "Oggi i rapporti sono diffusi, disincantati, pragmatici, ha detto. Mi ha colpito la puntualità di questa definizione. Non si parla più di infiltrazioni, ma di una forma adattativa al territorio, che permette alle mafie di inserirsi per accrescere il proprio potere economico, consolidando il proprio controllo sociale". Una mafia che sparge meno sangue e induce a un abbassamento dell’attenzione, nell’opinione pubblica.

"Si va verso una semplificazione, occorre uno scatto in più. La mafia è diventata forte al nord – prosegue don Ciotti – I procuratori Giovanni Bombardieri e Lucia Musti da Torino sono volati a Roma per dire che sono sotto organico del 50%. Così non si mette in grado la giustizia di operare. Si depotenzia". Qualcosa non torna, osserva il sacerdote, e la responsabilità più grande, dice, ricade su di noi. Cittadini, associazioni, chiese.

"Il problema sono i neutrali e i mormoranti. - spiega - Non dicono una parola, ma nei salotti devono giudicare. Ricordate che l’ultima mafia è sempre la penultima. Nel codice genetico dei Boss c’è un imperativo: rigenerarsi". Toccante il ricordo del caffè non preso con Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci, e di Don Luigi Sturzo, sacerdote di Caltagirone, che profetizzò "La mafia risiede in Sicilia, ma la testa forse è a Roma. E valicherà le Alpi".

Nella foto: don Luigi Ciotti con il questore Giiuseppe Maggese