YLENIA ROCCO
Cronaca

Il caso del Mercato. Parlano i portoghesi: "Ma quale fallimento"

Il manager Robles spiega la cessione della struttura a Rei Consulting "Abbiamo avviato bene l’attività, ora come previsto svilupperemo altro. Offerta gastronomica lontana dalla tradizione? Era giusto diversificare". .

Il manager Robles spiega la cessione della struttura a Rei Consulting "Abbiamo avviato bene l’attività, ora come previsto svilupperemo altro. Offerta gastronomica lontana dalla tradizione? Era giusto diversificare". .

Il manager Robles spiega la cessione della struttura a Rei Consulting "Abbiamo avviato bene l’attività, ora come previsto svilupperemo altro. Offerta gastronomica lontana dalla tradizione? Era giusto diversificare". .

Due anni fa, il colosso portoghese specializzato in centri commerciali, Sonae Sierra, scommetteva su Reggio Emilia: sei milioni di euro di investimento, un format innovativo, un Mercato Coperto gastronomico che doveva far convivere tradizione locale e respiro internazionale. All’inizio di quest’anno, appena due anni dopo, la multinazionale si è ritirata, lasciando il progetto interamente nelle mani di Rei Consulting, società reggiana di consulenza immobiliare, già detentrice del 20% delle quote. Ne abbiamo parlato con Josè Maria Robles, managing director di Sierra Italia, cercando di capire perché il colosso portoghese abbia deciso di dire addio alla nostra città così presto. Robles, dopo due anni di gestione, facciamo un bilancio. Cosa ha funzionato nel Mercato Coperto?

"Il nostro obiettivo era chiaro fin dall’inizio: riqualificare un’area di grande valore architettonico e trasformarla in un punto di aggregazione sociale e culturale. Il Mercato ha creato 109 posti di lavoro, contribuendo alla crescita economica locale. Abbiamo preso in mano un progetto abbandonato e l’abbiamo reso sostenibile. Ora inizia una nuova fase, dove il socio locale potrà continuare lungo il percorso che abbiamo tracciato insieme".

E cosa invece non ha funzionato? Qualche errore di valutazione, forse?

"Questi format innovativi hanno bisogno di tempo per cambiare le abitudini delle persone".

Ma allora perché Sonae Sierra se ne va? Nel 2023 parlavate di una grande scommessa. Avete investito 6 milioni di euro, e ora, meno di due anni dopo, vi ritirate.

"È una decisione strategica legata al nostro piano Sierra 2025. Vogliamo focalizzarci su altri settori oltre al retail: residenziale, student housing, servizi. Abbiamo valutato il momento giusto per lasciare il progetto in mano al socio locale, che ora potrà continuare la crescita".

Quindi l’addio era previsto fin dall’inizio, come ha dichiarato l’amministratore delegato di Rei Consulting, Daniele Menozzi?

"Avevamo previsto insieme di valutare varie opzioni: ridurre o aumentare la nostra quota, a seconda dell’andamento del progetto. Il 2025 era l’anno in cui avevamo deciso di concentrarci su altri settori. Abbiamo ritenuto che questo fosse il momento ideale per cedere il nostro 80% a Rei".

Parliamo di numeri. Qualche mese fa avete tracciato un bilancio delle presenze del Mercato Coperto: un milione di visitatori in un anno. Il dato ha generato qualche perplessità, in quanto il contapersone rileva gli ingressi, non le persone effettive. Ci spiega come è stata calcolata questa cifra?

"È una metodologia standard nel settore. La società Sensormatic installa contapersone agli ingressi e rileva ogni entrata. Se una persona entra dieci volte, viene contata dieci volte. Il valore è il netto dell’ingresso e delle uscite".

Ma non è che siete usciti perchè dal bilancio sono emersi dei buchi?

"A questo non vogliamo commentare".

Uno dei punti più criticati è stata l’offerta gastronomica: molti reggiani si aspettavano un luogo dedicato alle eccellenze locali. Come mai non avete puntato sulla tradizione?

"Abbiamo voluto creare un mix commerciale diverso, combinando brand internazionali, nazionali e con spazi aperti ovviamente anche agli imprenditori reggiani. Nessuno è mai stato escluso, ma non potevamo neppure duplicare un’attività che magari aveva già un punto vendita a 100 metri di distanza dal Mercato. Non avrebbe avuto senso ripetere ciò che già esisteva in città".

Quindi gli imprenditori reggiani avevano la possibilità di entrare, ma non l’hanno fatto. L’alto costo degli affitti potrebbe averli scoraggiati?

"No, il fattore economico non è mai stato un ostacolo. Si è trattato semplicemente di trovare le giuste opportunità per ciascun operatore".

Eppure si parla di affitti tra i 7.000 e i 15.000 euro al mese. Confermate questi numeri?

"Sono cifre sbagliate. E comunque, non discuto gli affitti di un progetto che non è più nostro".

Dopo il vostro addio, l’opposizione politica ha parlato di un fallimento. Voi come rispondete?

"Non è stato un fallimento, ma un’esperienza positiva. E non lo definirei un ritiro: abbiamo sviluppato il progetto, investito, e ora lasciamo la gestione a Rei Consulting. È una dinamica naturale nel mondo delle imprese".

Sicuri che sia solo una dinamica di mercato? Non sembra comune investire milioni in un progetto e poi abbandonarlo dopo due anni. Quindi la politica che dice che questa uscita certifica il fallimento del progetto si sbaglia?

"Non sta a noi convincere chi ha già il proprio pensiero".

Nel 2023, durante l’inaugurazione lei disse: ‘Le critiche ci sono state ovunque abbiamo aperto, ma alla fine le ricerche di mercato ci dicono che abbiamo portato solo benefici attorno a noi’. Quale contributo ritenete di aver offerto a Reggio?

"Abbiamo investito 7 milioni per ristrutturare una struttura abbandonata nel centro, restituendola alla città. Abbiamo generato 109 posti di lavoro. Questi risultati parlano da soli. Siamo contenti della nostra esperienza, grati alla cittadinanza e alle istituzioni per averci supportato".

Ora quali sono i vostri piani per il futuro? Prevedete altri progetti con la nostra città, che avete definito di ‘un potenziale importantissimo’?

"Abbiamo diversi progetti in corso, ma è ancora presto per parlarne. Stiamo valutando nuove opportunità. Speriamo quindi di avere qualche novità presto".