di Alessandra Codeluppi
Richiesta di condanna anche per la frode processuale, dalla quale quale Claudio Foti era stato assolto in primo grado. E conferma, per il resto, della sentenza emessa dal giudice Dario De Luca, che aveva comminato 4 anni, all’esito del rito abbreviato, per i reati di lesioni e abuso d’ufficio. Sono le domande avanzate ieri dalla pubblica accusa nel processo in Appello allo psicologo del centro ‘Hansel e Gretel’ di Torino, scaturito dall’inchiesta sui presunti affidi illeciti di bambini a Bibbiano, salito alla ribalta nazionale come ‘Angeli e demoni’.
Nel secondo grado di giudizio, il procuratore generale di Bologna Lucia Musti ha dispiegato due forze: ha infatti applicato il pubblico ministero Valentina Salvi - titolare dell’inchiesta reggiana condotta dai carabinieri - al processo in Appello, in aggiunta al procuratore generale titolare Massimiliano Rossi. Nell’aula Bachelet, ieri si è tenuta la requisitoria, affidata a Rossi e a Salvi, in presenza di Musti. La pubblica accusa ha depositato una memoria a firma congiunta. Non ha quantificato una pena, lasciandola alla discrezione della Corte, chiedendo l’accoglimento del proprio ricorso contro l’assoluzione e la conferma per la condanna.
In primo grado il pm Salvi aveva chiesto in tutto 6 anni per le tre imputazioni. Foti era stato ritenuto responsabile sia di aver creato distubi psichici a una minorenne attraverso la psicoterapia da lui praticata, inducendola a credere di aver subito abusi sessuali dal padre e da un socio; sia di essersi insediato, senza regolare bando, al centro pubblico ‘La Cura’ di Bibbiano, percependo per ogni seduta 135 euro di tariffa oraria, giudicata doppia rispetto alla media. Oltre ai procuratori, ieri hanno discusso anche le parti civili. È stata rigettata dai giudici la richiesta di acquisizione di documenti avanzata dalla difesa, per la quale la Procura generale aveva espresso parere contrario.
Il 14 marzo discuterà la difesa di Foti: intanto il suo avvocato Luca Bauccio polemizza sostenendo che ieri "si è assistito a un’opera di denigrazione dell’imputato da parte della pubblica accusa. Foti sarebbe responsabile per colpe che sembrano fuoriuscire più dalla vulgata su Bibbiano e da tutta la retorica scandalistica che non dai fatti. Spiace che il processo sia scambiato per un luogo dove la responsabilità non è per le condotte ma per le proprie idee. Oggi (ieri, ndr) non ho sentito fatti specifici ma solo illazioni".