REDAZIONE REGGIO EMILIA

"I teatri non fanno contratti Siamo totalmente senza tutele"

La mezzosoprano Martina. Belli: "Io ho potuto fare. il Rigoletto, ma questo virus. ha stravolto la mia carriera"

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Martina Belli, mezzosoprano, come ha vissuto l’emergenza?

"E’ stato un periodo molto intenso a livello emotivo, nonostante l’obbligata immobilità. Con l’allentamento delle misure ho avuto la fortuna di lavorare d’estate, in un bellissimo Rigoletto a Roma, ma rispetto ai ritmi degli ultimi due anni c’è stato un arresto totale, fino a dicembre non ho contratti. Durante il lockdown le preoccupazioni erano di altro tipo. Allora ho realizzato una cosa che ho sempre saputo: noi artisti d’Opera siamo soli e la pandemia ci ha fatto comprendere quanto questa condizione sia profonda e ingiusta. Manchiamo di tutele".

Non esiste una linea comune?

"Assolutamente no. Un contratto saltato implica una serie di problemi, che vanno dal mancato cachet a tutte le spese, da noi anticipate. Alcuni teatri hanno previsto un piccolo rimborso, ma è a discrezione del singolo teatro. Avevo in agenda una Carmen e mi hanno riposizionato su un Rigoletto, ma molti si sono ritrovati senza nulla. I famosi 600 euro erano riferiti solo a chi rientrava in determinati criteri".

Qual è lo scenario?

"L’Opera è una delle forme di spettacolo più penalizzate, prevede grandi masse, è una macchina molto costosa, quindi un teatro non rientrerà mai nei costi. Le grandi realtà hanno più risorse e una visibilità che consente di non essere dimenticati, ma tutto il resto sta arrancando. I teatri delle piccole città vivono un’eterna attesa, non stanno facendo programmazione, non mandano i contratti...".

Che impatto ha il virus nell’agenda di una cantante affermata?

"Disastroso. Stravolge tutto e la cosa peggiore è l’assenza di una prospettiva. La mia carriera aveva preso una bella spinta, ma ora mi ritrovo a chiedermi “Lo potrò fare ancora? E a che condizioni?“. Sa qual è la cosa che più mi rattrista?"

Quale?

"Le azioni social per dire che esistiamo. Ma se lo debbo urlare io, che esisto, vuol dire che sono invisibile. L’arte, per chi la fa, è un’urgenza, ma dovrebbe esserlo per tutti".

Che significa?

"L’arte in Italia non è recepita come un bene così necessario. Idem per la scuola. Non è un caso se arte, cultura e scuola sono i settori più bastonati, sottovalutati. Questo è il termometro di un impoverimento sociale e culturale".

Che cosa chiede al Governo?

"Due azioni. Ridefinire i contratti, e in questo Assolirica ha le interlocuzioni giuste; poi una campagna per rivitalizzare la cultura, un piano di investimenti, ma non nel senso di gettarli in un pozzo nero. I teatri devono entrare di più nel territorio, a scuola. Usiamo lo streaming, in modo però che non sostituisca la performance dal vivo, irrinunciabile, ma crei dei ponti. Le prime alla Scala in tv hanno un seguito straordinario! Bisogna andare, muoversi, anche noi, abituati a stare nel teatro".

Lara Maria Ferrari