"Come mai Seta ha offerto la cifra insufficiente di 600mila euro lordi all’anno per un nuovo contratto aziendale, quando è riuscita a bruciare quasi 18 milioni di euro per straordinari e sostituzione del personale in fuga?". A chiederlo sono i sindacati Fit Cisl, Uil Trasporti e Ugl Autoferro in una lettera inviata all’azienda e per conoscenza al presidente della Provincia Giorgio Zanni e all’assessora alla mobilità Carlotta Bonvicini.
"I sindaci di Reggio, Modena e Piacenza (il bacino del tpl gestito da Seta, ndr) hanno chiesto un piano industriale serio entro metà gennaio – premettono Francesco Fusco (Cisl), Carmine Bovienzo (Uil) e Roberto Giampietri (Ugl) – Benissimo. Ma per rispondere a questa domanda, Seta dovrà fornire dati, usare trasparenza e soprattutto indicare gli investimenti per fermare l’emorragia di personale. Vorremmo capire perché Seta offre la cifra insufficiente di 600mila euro per un nuovo contratto, quando la stessa società ha bruciato quasi 18 milioni di euro per straordinari e sostituzione di personale in fuga. La foto perfetta di un modello aziendale che non regge".
E insistono: "Seta ora assicura di avere solo 600mila euro lordi per un nuovo contratto aziendale. È come voler riparare il Titanic con la carta velina. Per giunta, l’87% di queste risorse sarebbe già consumato in partenza per finanziare un buono pasto da 8 euro uguale per tutti i lavoratori. Conteggio che ci pare sovradimensionato e che merita verifiche".
Inoltre, calcolatrice alla mano, i sindacati stimano che "negli ultimi otto anni c’è stato il walzer delle matricole: sono entrate 650 persone (su Reggio e Modena soprattutto). Per ognuna, Seta ha speso all’atto dell’assunzione 5mila euro (due visite mediche, divisa nuova, affiancamento e formazione, burocrazia ecc.), il che significa che Seta ha dovuto investire 3,2 milioni di euro, perdendo poco tempo dopo buona parte delle matricole, a causa delle condizioni di lavoro impossibili".
Il dito si sposta poi sui controlli anti-’portoghesi’. "Dal bilancio 2023 emerge che Reggio detiene la maglia nera di tutto il bacino nei controlli sui biglietti. Si registra un forte aumento di passeggeri (24,8 milioni, +14,73% rispetto al 2022), ma è la provincia dove si controllano meno le corse (-5.26% rispetto al 2022. A Piacenza c’è un +15%) e dove si fanno meno sanzioni a chi non paga il biglietto. Per capirci, mentre a Modena si è sfiorato il 24% in più di sanzioni, a Reggio si registra un triste 0.85%. Intanto, l’evasione cuba ogni anno 1.7 milioni di euro, il triplo dell’operazione buoni pasto".
Infine il capitolo straordinari. "Si stima il numero mostruoso di 980.000 ore di straordinario macinate in 10 anni su Reggio, Modena e Piacenza. Calcolando un valore medio di 15 euro all’ora, emerge un conto di 14,7 milioni divorati dall’azienda che ha preferito spremere i lavoratori anziché costruire un modello vincente".
In ultimo, "dove sono i 10 milioni di euro a bilancio 2019 per la manutenzione dei mezzi più vecchi, oggi sostituiti? Perché non vediamo rientrare quei soldi a favore di un nuovo contratto aziendale? Domande ad ora senza risposte".