ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

"I familiari di Riillo sono affranti". Il muratore pensava di poter guidare

L’avvocato dell’uomo che ha investito e ucciso due ragazzi a Campegine parla di "vicenda tragica". Secondo il legale, il 39enne quando era stato fermato a Napoli pensava di avere i documenti in regola.

Francesco Riillo era alla guida del camion che causato l'incidente con due vittime

Francesco Riillo era alla guida del camion che causato l'incidente con due vittime

"I familiari di Francesco Riillo sono affranti e vicini al dolore delle famiglie che hanno perso i loro due figli". È quanto dichiara l’avvocato Fabrizio Sessa, che tutela, insieme alla collega Claudia Pezzoni, il 39enne residente a Montecchio indagato per omicidio stradale aggravato, lesioni gravissime e fuga da incidente: parole che si ricollegano a quanto ha detto dopo l’udienza di convalida dell’arresto, parlando di "vicenda tragica", e che vogliono esprimere un pensiero di sensibilità verso la sofferenza patita dai parenti di Hicham Outtas e Anuar Mastaki, 21 e 19 anni.

I due ragazzi stavano andando a mangiare una pizza, venerdì alle 18.30, quando sulla loro auto si è riversato il carico di ponteggi metallici portati sul furgone condotto da Riillo, togliendo loro la vita: dagli accertamenti investigativi, il carico è risultato pesare di più rispetto a quanto consentito dal mezzo.

Un terzo giovane a bordo, il 21enne Ahmed Habbou, è rimasto gravemente ferito. Anche una coppia con due figli è stata colpita: tutti quanti hanno riportato conseguenze, seppur non preoccupanti.

Riillo si è fermato un attimo dopo l’incidente, per poi ripartire senza prestare soccorso ed essere raggiunto ore dopo a casa, di notte, dai carabinieri, che lo hanno arrestato. Il gip Andrea Rat ha disposto per lui la custodia cautelare in carcere. Riillo era sul mezzo con un altro uomo, che lo avrebbe aiutato a fare il carico: i carabinieri, coordinati dal pm Valentina Salvi, sono intenzionati a identificarlo per sentirlo e raccogliere da lui ulteriori informazioni. Al 39enne fu ritirata in passato la patente per guida in stato di ebbrezza.

Denunciando lo smarrimento del documento, e con un altro passaggio ritenuto un escamotage e al centro di approfondimenti investigativi, aveva ottenuto un permesso provvisorio, che poi gli era stato ritirato in agosto a Napoli. "Non vi è stato alcuno stratagemma - dichiara Sessa -. Questo è un aspetto importante per la difesa, perché riguarda la titolarità della patente, oggetto di contestazione, e va risolto. A tale scopo lunedì ho prodotto documentazione che mi è stata fornita lo stesso giorno, e che richiede approfondimenti: appare, di primo acchito, la consapevolezza di Riillo di avere un titolo per guidare. Ed emerge in effetti un trasferimento via posta dalla prefettura di Napoli a quella di Reggio, che però andrà chiarito dalla Procura".