REDAZIONE REGGIO EMILIA

Maxi frode nel commercio dei pallet: scoperto giro di fatture false da 10 milioni

La Guardia di finanza reggiana ha denunciato 4 persone: tutto ruotava attorno ad una società di San Martino in Rio

Maxi frode nel commercio dei pallet: scoperto giro di fatture false da 10 milioni

Reggio Emilia, 24 ottobre 2023 – La guardia di finanza ha scoperto una maxi frode nel commercio dei pallet con un giro di fatture false per 10 milioni di euro e di evasione fiscale per 3 milioni di euro, oltre a ricevere contributi Covid non dovuti per mezzo milione di euro.

Le indagini sono state condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle reggiane
Le indagini sono state condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle reggiane

Quattro persone – due campani, un veneto e un libico residente nel Reggiano – sono state denunciate con l’accusa di dichiarazioni fraudolente mediante l’uso di documenti per operazioni inesistenti nonché emissione di fatture false. E a tre di loro viene contestata anche l’indebita percezione di erogazioni pubbliche.

Il nucleo di polizia economico finanziaria delle fiamme gialle ha smascherato un intricato meccanismo criminale che prevedeva l’acquisto di bancali in ‘nero’ da conducenti di autocarri o corrieri che, dopo aver effettuato le consegne di merci, trattenevano i pallet giacenti sul proprio veicolo. I bancali venivano poi rivenduti legalmente da società, appartenenti al sodalizio, realmente operative e che hanno dichiarato i ricavi conseguiti dalle cessioni. Al fine di giustificare l’acquisto in ‘nero’, venivano dunque create delle società cartiere che emettevano fatture inesistenti nei confronti delle imprese che si occupavano di rivendere i bancali. In questo modo, annotando le fatture, deducevano il costo e simulavano l’acquisto regolare.

Tutto ruotava attorno ad una società di San Martino in Rio, risultata essere sia fornitore sia cliente di altre imprese del giro criminale. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, tre dei quattro indagati – tra il 2020 e il 2021 – avrebbero conseguito indebitamente finanziamenti garantiti dallo Stato per circa mezzo milione di euro, erogati nell’ambito della pandemia alle imprese in ‘stato di difficoltà’. La società reggiana, per ottenere i sussidi, avrebbe presentato documenti con informazioni false in relazione al reale stato di salute, dichiarando poi il fallimento a inizio 2022.