ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Franca Ganassi violentata e uccisa. L’assassino condannato a 25 anni: "Finalmente è stata fatta giustizia"

La 60enne trovata morta nel 2005: fu ferita alla testa, abusata e rapinata. La svolta nel 2020 grazie al Dna. Sentenza di primo grado a Casablanca. La sorella della vittima: "L’importante è che quell’uomo resti dentro" .

Franca Ganassi violentata e uccisa. L’assassino condannato a 25 anni: "Finalmente è stata fatta giustizia"

La 60enne trovata morta nel 2005: fu ferita alla testa, abusata e rapinata. La svolta nel 2020 grazie al Dna. Sentenza di primo grado a Casablanca. La sorella della vittima: "L’importante è che quell’uomo resti dentro" .

Per ben quindici anni il suo delitto, commesso con modalità brutali, rimase un caso irrisolto. Sembrava impossibile trovare un movente, e anche un autore, dietro la morte di Franca Ganassi, 60 anni, uccisa il 30 dicembre 2005 a Scandiano, dove fu trovata senza vita nei pressi della sua casa, nel parco della Resistenza. Poi la svolta: nel maggio 2020, grazie alla tenacia investigativa dei carabinieri reggiani, coordinati dal pubblico ministero Maria Rita Pantani, fu arrestato in Marocco a seguito di una rogatoria Moustapha Bouzendar, oggi 48enne. Ora lui è stato condannato in primo grado dal tribunale di Casablanca, dove si trova in carcere, a 25 anni di reclusione, verdetto che lui potrà impugnare. L’autopsia attribuì la morte a una serie di colpi inferti alla testa; ma emerse pure che lei subì l’oltraggio di un abuso sessuale. Ormai 19 anni dopo, il dolore delle anziane sorelle della vittima, Anna ed Ester Ganassi, è ancora sconvolgente. Anna, che abita a Scandiano, da noi contattata al telefono, scoppia in lacrime quando le si accenna alla sentenza sull’omicidio di Franca: "Ho 83 anni, le dico la verità col cuore: l’importante è che quell’uomo sia stato preso e che resti dentro". Sull’entità della pena data in Marocco, commenta: "Va bene così. Ora la giustizia farà il suo corso". Su Bouzendar pesò innanzitutto la prova del Dna. I carabinieri del Ris di Parma esaminarono il liquido seminale trovato sugli abiti della vittima, ritenendo che fosse riconducibile a un nordafricano. Poi furono comparati circa duecento campioni biologici, finché si trovò corrispondenza con le tracce lasciate da Bouzendar su una tazzina di caffè e su una sigaretta mentre veniva ascoltato in Marocco. Al culmine di una sinergia investigativa tra il pool guidato dal pm Pantani e gli inquirenti dell’altro Paese, il 48enne fu arrestato per le ipotesi di reato di omicidio volontario, violenza sessuale e rapina della borsetta. Interrogato tra il 7 e il 9 maggio 2020, nel giro di due giorni fornì agli investigatori marocchini tre versioni diverse, ma alla fine ammise la propria responsabilità, seppur chiamando in causa - mistero nel mistero - un secondo uomo che avrebbe agito in concorso con lui. Nella sua confessione resa agli inquirenti del suo Paese il 9 maggio 2020 - e il cui verbale fu pubblicato dal Carlino - Bouzendar raccontò i dettagli: "Tra le 20 e le 21 di quel giorno, mentre ero con un mio amico italiano, passò Franca Ganassi, vestita in modo pesante. Io e lui l’abbiamo aggredita. Una volta caduta a terra, la colpimmo più volte alla testa con un oggetto affilato che aveva portato l’altro, messo dentro a una calza nera. Poi abusai di lei".

Il 48enne riferì di aver abbandonato per terra la 60enne mentre ancora respirava: "Andai via lasciando lei ancora viva col mio amico italiano. Non so – aggiunse – se anche lui abbia abusato di lei". Lo descrisse come "un clochard" di cui ignorava l’identità, "sui 28-29 anni, di pelle chiara e coi capelli biondi, un tossicodipendente che viveva in una casa abbandonata vicino alla vittima". Perché tanta violenza? Nel verbale del 7 maggio 2020, quando gli fu chiesto in Marocco cosa avrebbero fatto i due uomini se fosse passata un’altra donna al posto di Ganassi, lui rispose: "Avremmo fatto le stesse cose. Avevamo bevuto e usato droga: abbiamo perso il controllo". Bouzendar raccontò anche di essere tornato sul luogo del delitto il giorno dopo, passando inosservato. E ricostruì la propria vita dicendo di essere arrivato in Italia nel 1993 con un falso passaporto, poi ospitato da connazionali e di aver fatto lavori saltuari. Riferì di essere rimasto nel nostro Paese per quasi due mesi dopo l’omicidio. E indicò con precisione la data del rientro: "Il 23 febbraio 2006 tornai in Marocco a causa dei controlli serrati delle forze dell’ordine". Una volta in patria, fece il guardiano notturno di auto, si sposò, ebbe figli e poi si separò dopo che l’ex moglie lo denunciò per violenze coniugali. Tra il 2014 e il 2015 accumulò altri reati: guida in stato di ebbrezza, lesioni, assunzione di droga, minacce e diffamazione. Di fronte alla condotta tenuta da Bouzendar verso Ganassi, e anche, a quanto pare, verso l’ex moglie, Anna, la sorella di Franca, pensa alle tante vittime della violenza maschile: "Purtroppo succedono tutti i giorni, povere donne".