Reggio Emilia, 8 giugno 2023 – "Non si può dire che con questa pronuncia crolla l’accusa. Né si può parlare di sconfessione dei fatti". Il procuratore capo Calogero Gaetano Paci va al contrattacco dopo l’assoluzione in Appello di Claudio Foti nel processo sui presunti affidi illeciti in val d’Enza. Tra l’altro, lo psicoterapeuta si è sfogato in un’intervista al nostro giornale: “Non sono più il ladro di bambini”, ha detto.
"Abbiamo ricostruito un imponente impianto accusatorio, con milioni di conversazioni in chat estrapolate da 50 telefonini – puntualizza – . Un’attività complessa e ampia. Lo dico perché non ritengo sia corretto dire, al di là delle dichiarazioni di soddisfazione delle difese, che sia crollato l’impianto accusatorio. Non è così. Oltretutto c’è un processo in corso a Reggio". Il procuratore capo si addentra nei dettagli tecnici del dispositivo: "L’assoluzione è ai sensi del secondo comma articolo 530 del codice penale, il quale dà la facoltà al giudice di assolvere l’imputato quando la prova c’è, ma non è completa o non è univoca. Significa che se il giudice avesse ritenuto che i fatti non sono minimamente provati avrebbe utilizzato come formula assolutoria più ‘convincente’.
Non è un particolare di poco conto. Semplicemente la corte ha valutato diversamente i fatti del primo grado. Noi, come ha detto il procuratore generale Lucia Musti, serbiamo il massimo rispetto per la decisione della Corte d’Appello. Appena avremo le motivazioni valuteremo se fare ricorso".
E ancora: "Grazie alle indagini di Bibbiano abbiamo avuto importanti conseguenze legislative: sono state apportate modifiche alle norme del codice civile in tema di affidi di minorie c’è stata una commissione parlamentare d’indagine in cui sono stati espressi grandi apprezzamenti per la correttezza con cui sono state condotte le indagini. E ricordo che nei casi indicati nei capi d’imputazione come presunte violenze sessuali ai danni di minori non è emerso nulla: su 8 casi, 7 sono stati archiviati. Questo deve significare qualcosa".