GIULIA BENEVENTI
Cronaca

Festa del 7 Gennaio ma in tono minore: "Solo un’alzabandiera ma fu una rivoluzione"

L’animatore culturale Carlo Baldi e il professore Alberto Cadoppi: "Le celebrazioni andrebbero ampliate a una settimana di eventi e dovrebbero entrare nei circuiti internazionali".

Festa del 7 Gennaio ma in tono minore: "Solo un’alzabandiera ma fu una rivoluzione"

Festa del 7 Gennaio ma in tono minore: "Solo un’alzabandiera ma fu una rivoluzione"

Un’altra festa del Tricolore sta arrivando, e con essa una legittima riflessione su quanto tale celebrazione renda davvero gloria al ruolo di Reggio nella storia nazionale.

Passi il fatto che stavolta l’ospite d’onore, la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, sarà presente in video e non di persona; impegni istituzionali, cause di forza maggiore. La Guardia Civile locale che annuncia la sua ultima sfilata in abiti d’epoca, perché è come si suol dire stanca di tirare a campare e di autosostenersi economicamente, è però il segnale di una festa forse non valorizzata come merita.

A sposare quest’ultima opinione è il noto commercialista e animatore intellettuale Carlo Baldi. "Quella del 7 gennaio è una ricorrenza che andrebbe ampliata a un’intera settimana di conferenze ed eventi – sostiene Baldi –. Proprio perché il senso di quanto avvenuto in quegli anni non si può ridurre a una singola data e un alzabandiera: quei movimenti di ribellione e partecipazione popolare che nacquero qui, nell’agosto del 1796, portarono alla rivoluzione. In quella manciata di mesi saltarono fuori i principi universali che sono validi tutt’ora, come matrice della democrazia moderna".

Sotto ogni aspetto, il neonato governo del popolo "prese decisioni concrete e coraggiose – continua –. A partire dal considerare ogni titolo nobiliare non più valido, tutti i cittadini erano uguali. La cultura iniziò ad avere un ruolo prioritario per lo sviluppo di una società che fosse davvero alla pari".

Per non parlare dei simboli, "dall’Albero della Libertà alla figura leggendaria di Elisabetta Manganelli, detta Rosa, che è la nostra Marianne di Francia potremmo dire".

"La festa del 7 gennaio per come si svolge oggi, e per come è sempre stata, sembra ignorare tutto questo – chiosa amaramente Baldi –. Non rende giustizia al vero valore di quel movimento, che nell’arco di un anno rivoluzionò il mondo".

Gli fa eco Alberto Cadoppi, professore di diritto penale all’università di Parma ed ex preside della stessa facoltà, appassionato della storia della sua Reggio: "Se queste celebrazioni si vivono solo all’interno della città e non si inseriscono nei circuiti internazionali, rischiano di diventare solo autoreferenziali" considera.

Per la sua esperienza diretta poi, il confronto con Parma è inevitabile: "Non è solo questione di ciò che si ha da offrire, ma del come lo si fa – spiega –. Quella di abbinare sempre la sostanza all’apparenza è un’attitudine che Parma ha, Reggio non ancora. Il contenuto è importante e noi siamo gente di sostanza, ma anche la forma ha il suo valore. Altrimenti riuscire a fare breccia e lasciare il segno anche a livello nazionale diventa difficile".