ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Femminicidio di Juana Cecilia Risarcimento anche al bambino "Una sentenza innovativa"

L’avvocato della madre: "Non rispettata la convenzione di Istanbul, c’è stata solo la punizione". L’associazione Nondasola: "Difficilmente è infermo di mente chi uccide una donna".

Femminicidio di Juana Cecilia Risarcimento anche al bambino "Una sentenza innovativa"

di Alessandra Codeluppi

"Attendiamo il deposito delle motivazioni della sentenza per valutare se impugnare quella parte di richieste dell’Ufficio che non sono state accolte".

È quanto dichiara il procuratore capo Calogero Gaetano Paci sul verdetto emesso venerdì per un assassinio che ha sconvolto la nostra città: quello di Juana Cecilia Hazana Loayza, la 34enne peruviana uccisa il 20 novembre 2021 nel parco di via Patti, che in precedenza fu anche vittima di stalking da parte dell’imputato.

Lui, Mirko Genco, 26 anni, è stato condannato a 29 anni e 3 mesi per omicidio, violenza sessuale, oltre a porto d’armi, furto ed evasione. Ed è stato assolto per due contestazioni: tentato omicidio e rapina. La Corte d’Assise ha riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti, fatto che ha escluso l’ergastolo chiesto dal pm Maria Rita Pantani.

Nell’arringa difensiva di Genco, l’avvocato Alessandra Bonini si è soffermata sulla confessione, "elemento prioritario per riconoscere le generiche": "Quando lui fu arrestato, alle 12.30, disse di essere lui l’autore del delitto. Un’ora dopo fu sentito senza il difensore, e raccontò tutto: il rapporto col consenso di lei e lo strangolamento. Poi alle 15.30 arrivò il difensore e lui fece la confessione, che incluse anche il secondo rapporto".

Sulla confessione, il pm Pantani ne ha contestato la bontà: "Lui non ci ha detto il numero delle coltellate inferte e ha registrato gli ultimi momenti della vita di Juana Cecilia non certo per aiutare gli inquirenti".

L’avvocato Bonini si è anche soffermato sulla personalità, intesa in duplice chiave. Sia come vissuto, perché Genco "fu trascurato dai genitori da piccolo, come testimoniano anche le relazioni dei servizi sociali" e, anni dopo, la madre fu uccisa dal convivente. Sia per il disturbo di personalità narcisistico e antisociale diagnosticato dallo psichiatra Renato Ariatti, perito del tribunale: non così grave da inficiare la capacità di intendere e di volere ma, secondo la difesa, tale da poter portare a comportamenti anomali.

Per l’avvocato Giovanna Fava, che tutela la madre di Juana Cecilia come parte civile, "la Corte ha tenuto conto della gravità dei fatti. Ma, se ripercorriamo la Convenzione di Istanbul, sono mancati prevenzione e protezione, il risarcimento temo non arriverà e c’è stata solo la punizione".

I danni sono stati riconosciuti anche al bambino che Corrado Lolli, parte civile ed ex di Juana Cecilia, ebbe da un’altra relazione: "Da questo punto di vista è una sentenza innovativa", commenta l’avvvocato Francesca Guazzi. Nondasola, rappresentata dalla presidente Federica Riccò e dall’avvocato Samuela Frigeri, ha rimarcato in aula le 112 vittime di femminicidio del 2021 e un dato: "Difficilmente è infermo di mente chi uccide una donna"