Due giovani donne, entrambe pakistane e residenti a Novellara, occidentali nello spirito di libertà che hanno perseguito.
I genitori volevano scrivere i loro destini, ma le ragazze si sono ribellate.
Per la 18enne Saman Abbas, nel maggio 2021, il finale fu tragico. Un anno fa, per l’altra giovane, allora 20enne, si è invece aperta una speranza. A lei il destino della sfortunata connazionale sarebbe stato prospettato dal padre: "Farai la stessa fine di Saman Abbas". È la terribile minaccia che sarebbe stata rivolta alla 20enne dal genitore se non avesse accettato di sposare un cugino connazionale. E anche la 18enne poi sepolta sotto un rudere di Novellara, a pochi metri da casa, era stata fidanzata con un cugino di dieci anni più vecchio che lei non voleva sposare.
Ora il padre della 21enne è accusato del reato di costrizione al matrimonio e, insieme alla matrigna, di maltrattamenti aggravati alla giovane.
Davanti al giudice dell’udienza preliminare Luca Ramponi, ieri hanno entrambi scelto il rito abbreviato: il padre, 53 anni, e la mamma, 37enne, sono rispettivamente assistiti dagli avvocati Mario Di Frenna e Lucia Larocca. Il pubblico ministero titolare del fascicolo è Giulia Galfano, ieri sostituta dal pm Francesco Rivabella Francia.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti dei carabinieri, l’uomo è accusato di aver "approfittato della sua vulnerabilità", ma anche di averle "addossato la colpa dei propri problemi di salute" qualora non avesse accettato di sposarsi col cugino, fatto che avvenne il 28 novembre 2021. Si legge nel capo di imputazione che lui "in ogni caso le fece intendere di non avere altra scelta".
Stando alle contestazioni, vi sono altre assonanze con Saman. I genitori devono rispondere di "averne limitato sensibilmente ogni spazio di autonomia e libertà anche una volta raggiunti i 18 anni", nonché di "costanti vessazioni fisiche e psicologiche" dal 2008 al settembre 2023.
Le avrebbero impedito di proseguire la scuola "non permettendole di sostenere l’esame di terza media". Si sarebbero "opposti alla sua volontà di studiare e di lavorare". Ogni giorno l’avrebbero obbligata a stare in casa impedendole di uscire da sola, e poi le avrebbero vietato il cellulare. L’avrebbero costretta a svolgere quotidianamente lavori domestici, a badare ai fratelli più piccoli, obbligandola a chiedere il permesso anche per andare in bagno o fare la doccia.
Riecheggia, come avvenne anche nel processo per Saman, un presunto ruolo da protagonista della madre: la giovane sarebbe stata picchiata con schiaffi e anche con strumenti da cucina, presa per i capelli e insultata con parole come "Scema", "Stupida", "Non sei brava a fare nulla": condotte che avrebbe messo in atto soprattutto la mamma.
La giovane è stata ascoltata in maggio davanti al gip, nel corso di un incidente probatorio. Assistita dall’avvocato Monica Miserocchi, non si è costituita parte civile e ora è ospitata in una comunità protetta.
Per i genitori il gip Silvia Guareschi aveva disposto il braccialetto elettronico nel dicembre 2023: vi era stato inizialmente qualche problema di funzionamento e poi il dispositivo era stato revocato su richiesta della difesa; resta in vigore la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla figlia. La discussione è prevista in febbraio.