Ferrari, siete stati contattati per occuparvi della torre Garisenda di Bologna. Cosa vi è stato chiesto?
"Ci ha chiamato il Comune di Bologna, convocando una riunione urgente. Ci è stata chiesta una relazione non sulla torre in sé, quanto piuttosto sul perimetro che la circonda. Lo studio servirà per creare una sorta di recinto che possa tenere in sicurezza l’area, in caso di crolli, per ridurre al minimo qualsiasi tipo di danno collaterale. Il rischio è che la torre si spezzi in due, o imploda su se stessa...".
La Fagioli Spa, leader mondiale quando si parla di trasporto, sollevamento e gestione di carichi ‘eccezionali’, alla chiamata di Lepore ha risposto subito di sì. Lo racconta Fabrizio Ferrari, direttore dell’unità ‘Grandi sollevamenti’. D’altronde, la Garisenda non è un volto nuovo per l’azienda di Sant’Ilario d’Enza (in provincia di Reggio Emilia), ma una vecchia fiamma. Il colosso delle mega-movimentazioni la conosce bene: se ne è occupato qualche anno fa, dopo la nascita del Comitato tecnico sulla torre.
"Realizzammo uno studio gratuito – spiega Ferrari –: ci fu chiesto di trovare una soluzione per poter imbrigliare la torre e sostenerla durante le attività di consolidamento". Gli anni passano, la Garisenda continua a oscillare in maniera sempre più preoccupante, e si arriva ai giorni nostri. "Di solito veniamo chiamati quando ci sono questioni nazionali di massima urgenza, come successo negli ultimi anni", prosegue Ferrari. È stata la Fagioli, infatti, a raddrizzare la Costa Concordia dopo il naufragio davanti all’Isola del Giglio. Ed è stata sempre la Fagioli a occuparsi di sollevare la maxi-trave per dare vita al nuovo Viadotto Genova San Giorgio, al posto del Ponte Morandi. Non solo: da una chiesa del 1200 ‘spostata’ in Slovacchia, perché nella traiettoria di una nuova autostrada in costruzione, a un pilastro monumentale sollevato a Milano. Il curriculum è lungo e, ora, si arricchirà ancora: c’è la Garisenda malata da salvare.
Come verrà realizzato questo studio?
"Compatibilmente con i dati che emergeranno dai rilievi di questi giorni. Noi siamo quelli con l’attrezzatura e l’ingegneria specializzata, ma non ci occupiamo di restauri... (sorride, ndr). Proporremo un sistema di protezione dell’intera area nell’arco di qualche settimana: sarà pronto entro un mese. Dopo, forse, entreremo anche nel merito della fase operativa, ma dipende da come andranno le cose. Per ora ci concentriamo su due direttrici...".
Quali?
"Innanzitutto, proponendo una soluzione tecnica. Poi c’è la parte logistica, di cui ci occupiamo da sempre: come fare a raggiungere l’area, come agire, come spostarsi compatibilmente con la viabilità bolognese insomma".
Poi?
"Verrà creata, come detto, una struttura perimetrale: la priorità è la sicurezza della cittadinanza. Vicino alla Garisenda c’è la Torre Asinelli, dietro c’è una chiesa: il rischio è che la torre si spezzi a metà o collassi...".
Un pericolo che fa rabbrividire i bolognesi. Ma l’intervento sarà molto diverso da quello che avete realizzato per la Costa Concordia?
"No, anzi, sono operazioni molto simili. Soprattutto per quanto riguarda la tempistiche. Prima uno studio fatto il più velocemente possibile, poi una soluzione di intervento ‘rapido’ per la sicurezza dell’area. I due casi, alla fine, si assomigliano...".
Avete già pensato a qualche sistema?
"Potrebbero essere utilizzate strutture già esistenti, o altre create ad hoc per l’intervento: ancora non lo sappiamo. È chiaro che non monteremo un normale ponteggio: parliamo di un monumento di 4.000 tonnellate...".