Brescello (Reggio Emilia), 30 ottobre 2024 – La direzione distrettuale antimafia di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per gli ex sindaci di Brescello Giuseppe Vezzani e Marcello Coffrini, per i quali ha formulato l’accusa di concorso esterno alla mafia. Per loro due l’udienza preliminare davanti al tribunale di Bologna è stata fissata per l’11 dicembre.
Brescello in questi anni ha vissuto uno sconvolgimento traumatico: il Comune, allora retto da Coffrini, fu sciolto per infiltrazioni mafiose, il primo caso nella storia della nostra regione. Gli accertamenti del pubblico ministero della Dda Beatrice Ronchi sulle vicende del paese della Bassa sono confluiti nell’inchiesta ‘Grimilde’, approdata nel 2019 alle misure cautelari e imperniata sull’azione della ‘ndrangheta a Brescello da parte di alcuni membri della famiglia Grande Aracri, in primis Francesco, fratello del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, e i suoi figli Salvatore e Paolo: in questi anni sono stati celebrati i processi con rito abbreviato (già approdato alla Cassazione) e ordinario, dove sono state comminate anche condanne per associazione mafiosa ai Grande Aracri e ad altri sodali.
L’avviso di fine indagini per concorso esterno alla mafia fu recapitato ai due ex sindaci nel giugno 2023, con le contestazioni formulate e firmate dal procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato e dal pm Ronchi. Alcuni elementi confluiti nelle accuse ai due ex sindaci sono emersi sia dalle vicende che portarono allo scioglimento del Comune, sia dal processo ‘Grimilde’.
Coffrini è imputato nella veste di membro della commissione urbanistica di Brescello (2004-2008), assessore (2008 e 2009-2014) e poi sindaco (2014-2017), nonché avvocato dello studio che difese i Grande Aracri nella vicenda degli edifici abusivi a Capo Colonna (Crotone); Vezzani figura come primo cittadino dal 2004 al 2014. Entrambi sono accusati di una pluralità di condotte, secondo la Dda “per garantirsi nel tempo, con radici già nel mandato precedente al 2004, l’appoggio del bacino di elettori, non solo calabresi, controllati dal sodalizio di ‘ndrangheta”.