Fratelli non solo di sangue, ma anche nei destini. Caduti entrambi nella spirale della delinquenza giovanile, e finiti sott’inchiesta, hanno intrapreso un percorso di riabilitazione, in cui il più grande potrebbe rappresentare un faro per l’altro. O almeno è quanto ha auspicato ieri in tribunale l’avvocato Mario Di Frenna per il più fratello giovane, Saad Zyadate, che era membro di Casa Base, baby gang composta soprattutto da ragazzi di origine straniera, saliti alla ribalta un paio di anni fa per fatti violenti, ma anche per la loro estetica ben riconoscibile e per le canzoni in cui rivendicano un’identità che inneggia anche ai reati ("siamo soldi e coca", recitava un verso).
Il 26enne Saad figurava ieri a processo per una delle svariate rapine da lui commesse. Nella zona di viale Monte San Michele, il 23 aprile 2021, afferrò per un braccio un ragazzo di 15 anni: gli intimò "tu qui non ci devi nemmeno passare" e poi gli strappò dal collo una catenina d’oro. In passato Zyadate fu condannato col rito abbreviato a 4 anni e 10 mesi per l’accoltellamento di un giovane al bar ‘Piccadilly’, avvenuto il 23 febbraio 2022 in viale Umberto I: nel mirino finì un ventenne, rapinato delle catene d’oro e ferito con l’arma bianca.
Secondo la procura, l’episodio derivò da contrasti tra Casa Base e il gruppo del Villaggio Stranieri. Il 26enne è in carcere: deve scontare circa 8 anni anche per altri reati (evasione e rapine).
Davanti al collegio dei giudici, presieduto da Cristina Beretti, a latere Giovanni Ghini e Silvia Semprini, ieri il giovane ha chiesto scusa. "Sta prendendo psicofarmaci, ha commesso tanti errori, ha passato un quarto della sua vita tra carcere e domiciliari – ha esordito l’avvocato Di Frenna –. Speriamo che i due anni e mezzo già trascorsi in carcere gli servano per cambiare come ha fatto il fratello, che si è evoluto dal substrato criminale".
L’altro è Abderrahmen Zyadate: il 31 dicembre 2018 rubò da un negozio, insieme a un complice, maschere di Halloween che poi indossarono per rapinare del portafogli un 59enne. Il fratello maggiore non ha la cittadinanza, a differenza di Saad, ma ha avuto il permesso di soggiorno e ha iniziato a lavorare: il suo passato difficile sembra essere alle spalle.
Di Frenna ha rimarcato che pure il giovane aggredito in viale Monte San Michele faceva parte di queste gang: "Passò la polizia, ma lui non la fermò per denunciare la rapina. Si rivolse invece a un ragazzo più grande che apparteneva a un altro gruppo e chiese la collana a Saad, che però non la restituì. Poi l’imputato fece una telefonata su Instagram dicendo di venire a prenderla".
Nel processo per i fatti al ‘Piccadilly’, Zyadate aveva risarcito 1.700 euro al ferito e 300 al barista. Il legale ha invocato la clemenza della Corte per dare minore peso alla continuazione tra reati. Il pubblico ministero Stefano Finocchiaro aveva chiesto 1 anno e 8 mesi, più 800 euro di multa, frutto di un calcolo che considerava la continuazione e l’aumento di un terzo legato alla recidiva specifica. I giudici hanno deciso 4 mesi e 250 euro di multa, in continuazione con altra sentenza ed escludendo la recidiva reiterata.
Alessandra Codeluppi