LUCA AMODIO
Cronaca

Esplosione in azienda: quattro feriti. Salta in aria il tetto poi il black-out

Boato nella mattina di ieri alla Safimet di San Zeno, colosso specializzato nella raffinazione di metalli preziosi. Attivato il gruppo maxi emergenze Asl: alcuni operai ricoverati con codici minori. Accertamenti in corso.

L’intervento del personale sanitario nella sede dell’incidente di San Zeno

L’intervento del personale sanitario nella sede dell’incidente di San Zeno

Un boato. Un’esplosione: un pezzo di un reattore che salta in aria, divella il tetto e squarcia i cavi della corrente generando un blackout out. Poi una nube di fumo densa che si alza in cielo intorno a San Zeno. È l’immagine di una tragedia sfiorata, quella che ieri mattina ha tenuto con il fiato sospeso tutta la città ma che poi si è conclusa con un sospiro di sollievo. I feriti ci sono ma lievi: giusto qualche scheggia che ha colpito alcuni lavoratori e qualcuno stordito dal forte rumore. Quattro codici verdi, un bilancio fortuito vista la dinamica.

Accade alla Safimet, colosso nella raffinazione dei metalli preziosi, quarta azienda per fatturato nell’Aretino. Alle 10 di mattina gli uffici dell’impresa (che dà lavoro a una novantina di dipendenti) chiamano il numero unico delle emergenze. "C’è stata un’esplosione", dicono al telefono. La macchina dei soccorsi si mette in moto. Da una parte ci sono i vigili del fuoco del distaccamento di Arezzo, dall’altra i sanitari del 118 coordinati da Luca Pancioni disaster manager del San Donato. I primi ad intervenire sono i pompieri: devono controllare che l’ambiente sia sicuro prima di dare il via libera ai soccorritori pronti ad entrare. Le ambulanze sono ferme a trecento metri, in quello che si chiama punto di ammassamento dei soccorsi. Quando arriva il nulla osta, entrano in azione. I tre feriti vengono fatti salire a bordo e trasferiti all’ospedale.

Sul posto era arrivato anche il nucleo batteriologico chimico radiologico dei vigili del fuoco: sono loro ad aver portato avanti i rilievi che poi verranno passati alla procura di Arezzo che potrà aprire un fascicolo per far luce sugli eventuali riscontri penali dell’accaduto. Tra i loro compiti c’era anche quello di accertare se ci fosse o meno un rilascio di sostanze pericolose sull’ambiente. I riscontri sono stati condotti insieme all’Arpat e all’azienda sanitaria: le verifiche sono ancora in corso ma non c’è ancora alcun provvedimento che faccia pensare all’esalazione di gas tossici come invece era circolato nella turbina dei social creando allarmismo sulla base di chissà quali basi. Anche la Asl è dovuta intervenire smentendo seccamente. Le conseguenze ci sono state invece sulla linea elettrica con una decine di abitazioni che erano finite al buio: tutto risolto nel giro di un’oretta. Non per l’azienda, rimasta senza elettricità da dopo il botto. E infatti a produzione non è ancora ripartita.