Reggio Emilia, 29 dicembre 2017 - Una zia «Paperone» e un tesoro che però rischia di essere scaduto. Dallo stupore di felicità all’amarezza. Un passaggio di sensazioni durato un attimo. Due facce della stessa moneta quelle di Gabriele Costa, 40 anni, reggiano che ora vive a Vicenza da cinque anni, dove ha trovato lavoro come dipendente delle Poste e amore, sposando una donna da cui ha avuto due bambini. «Moneta vecchia» purtroppo per lui. Perché il miliardo di Lire – sì, avete capito bene – che ha ricevuto in eredità per Bankitalia sono carta straccia. Una beffa. Ora le possibilità di incassare la cifra e convertirla in Euro sono appese ad un ricorso.
Un anno fa accade quello che potrebbe cambiargli la vita. L’adorata zia Eleonora Marchetti, funzionaria dell’Agenzia dell’Entrate prima a Reggio, poi a Milano e Roma, muore all’età di 78 anni. Nubile e senza figli, ha nominato unico erede universale il nipote. «Ero molto legata a mia zia materna, che per me è stata sempre come una seconda mamma – racconta Gabriele – Non si era sposata e ha vissuto sempre a stretto contatto con la mia famiglia. Dunque, non è stata una sorpresa. Sapevo già di essere stato designato unico erede». Così, Gabriele al momento del disbrigo burocratiche per la successione ereditaria, si trova un appartamento ereditato a Reggio e un conto corrente su cui c’è una cospicua somma economica. Ma una volta in banca - una filiale Unicredit di Bologna – ecco la sorpresa. «Mi hanno informato che aveva anche una cassetta di sicurezza – spiega il nipote «fortunato a metà» – Quando l’ha aperta, ad ottobre scorso, ho trovato una montagna di banconote in vecchie lire, in tagli da 100, 200 e 500mila. Per una cifra totale di circa 985 milioni del vecchio conio. Come mi sono sentito? Stupito e immancabilmente contento. Ma subito dopo ho proprio pensato: adesso mi faranno storie…».
LA TESTIMONIANZA "Così ho cambiato 11 milioni di lire in euro"
Presentimenti che si sono rivelati poi tali. Gabriele si precipita a Roma, nella sede di Bankitalia, per chiedere come dovesse comportarsi. Ma la risposta secca lo gela. «Non possiamo fare nulla. Il termine per il cambio è scaduto nel 2012. Mi sono sentito dire così. Ma io non potevo saperlo prima…», chiosa. Ora, per non lasciare nulla di intentato, si è rivolto alla Fondazione Italiana Risparmiatori che si occupa proprio di queste controversie e che ha già fatto scattare il ricorso. «Se è vero infatti che era stato stabilito un termine decennale – illustra Roberto Iannuzzi dell’associazione – ovvero dall’entrata in vigore dell’Euro, nel 2002, dunque fino al 2012 utile per il cambio lire-euro, è altrettanto vero come sostiene ampiamente la giurisprudenza che qualsiasi termine di prescrizione o decadenza decorre da quando il soggetto è posto in grado di far valere il proprio diritto. Quindi in questo caso, i dieci anni devono decorrere dal giorno del ritrovamento dei soldi, ossìa ottobre scorso». La speranza è che riesca come minimo ad ottenere una transazione di parte del tesoro. Per essere almeno fortunato a metà.