![Un’immagine del noto critico d’arte Alberto Agazzani, trovato senza vita nel suo appartamento nel 2015 Un’immagine del noto critico d’arte Alberto Agazzani, trovato senza vita nel suo appartamento nel 2015](https://www.ilrestodelcarlino.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/NjgyYmNjNDYtZjZmNS00/0/eredita-agazzani-per-lusetti-accuse-prescritte.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Un’immagine del noto critico d’arte Alberto Agazzani, trovato senza vita nel suo appartamento nel 2015
Prescrizione. Si è abbattuta la tagliola temporale sul processo a carico di Marco Lusetti, 51enne ex vicesindaco di Guastalla, incentrato sulla gestione dei preziosi beni lasciati dopo la morte da Alberto Agazzani, compianto critico d’arte trovato senza vita il 16 novembre 2015 nella sua casa di via Farini, in centro. In primo grado Lusetti fu condannato nel 2023 dal giudice Matteo Gambarati a un anno, pena sospesa, per falso in testamento olografo; fu invece assolto dall’accusa di truffa. L’avvocato difensore Erica Romani ha poi fatto ricorso contro la sentenza. Nell’udienza predibattimentale, davanti alla Corte d’Appello, è stato dichiarato il non doversi procedere per il falso, estinto per prescrizione. Una decisione a cui si è arrivati calcolando che il reato contestato risaliva al 17 dicembre 2015, ma la Corte d’Appello è entrata anche nel merito: "Dalla sentenza – scrivono - emergono elementi sufficienti, non validamente contrastati in appello, per escludere una forma di proscioglimento più favorevole". L’inchiesta fu seguita dal pubblico ministero Maria Rita Pantani: al centro l’eredità di beni lasciati da Agazzani, che includeva libri d’arte, abiti di pregio e quadri, per i quali furono disposti il sequestro e la restituzione agli eredi, confermati in Appello così come la declaratoria di falsità del testamento.
Gambarati scrisse: "Lusetti redasse di proprio pugno il testamento a firma Agazzani datato 16 gennaio 2015, poi pubblicato dal notaio Giorgia Manzini". La grafologa Nicole Ciccolo spiego’ che il testamento olografo del 6 ottobre 2014, dove si indicava Carlo Malavolti come erede universale, era riconducibile ad Agazzani, ma non quello redatto tre mesi dopo. Il giudice rimarcò che "Lusetti aveva ricevuto da lui numerosi scritti e durante la perquisizione del febbraio 2016 fu trovato con il testamento del 6 ottobre 2014, possibile atto del quale è stata fatta l’imitazione". La difesa attribuì quella divergenza nella scrittura alle conseguenze di un incidente stradale che capitò ad Agazzani nel luglio 2015. "Ma il perito – obiettò il giudice – è stato granitico nel dire che il testamento 2015 fu redatto con mano tonica". L’imputato sostenne che la variazione delle ultime volontà di Agazzani avvenne per tutelare Malavolti, vista l’esposizione debitoria del critico. Ma per il giudice "Lusetti e Malavolti mentirono alla sorella Daniela Agazzani facendole credere che il critico avesse un debito significativo con l’erario, in realtà molto contenuto: volevano indurla a disinteressarsi alla successione, probabilmente perchè sapevano che se lei avesse visto il testamento redatto da Lusetti, avrebbe potuto cogliere la sua non autenticità". L’avvocato Romani commenta così il nuovo verdetto: "Ritengo che esistessero elementi tali da ottenere un’assoluzione totale di Lusetti, chiaramente valorizzati nell’appello. In ogni caso ritengo importante aver posto la parola fine a quest’incresciosa vicenda che ha scosso l’intero territorio reggiano, oltreché il mio assistito".
Alessandra Codeluppi