Reggio Emilia, 26 marzo 2018 - L’elicottero ha problemi e non può partire. Così, una donna incinta è stata costretta ad aspettare quaranta minuti su un’ambulanza ferma, in condizioni gravi, per poi essere portata in ospedale a Reggio via terra.
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Un sabato sera di grande tensione e paura quello trascorso da una futura mamma. Sono le 22,30 quando al 118 arriva una chiamata d’urgenza dal compagno di una ragazza, al sesto mese di gravidanza che lamenta forti dolori e contrazioni. Partono subito un’ambulanza e un’automedica che si precipitano a Gatta, frazione di Castelnovo Monti, nell’abitazione della giovane in attesa. Nel frattempo la centrale operativa Emilia Ovest del 118 - che coordina le operazioni di soccorso anche nella provincia reggiana – ordina all’elicottero dell’elisoccorso di Bologna di partire per poterla . Come previsto da protocollo perché all’ospedale Sant’Anna di Castelnovo Monti, dopo la discussa chiusura del punto nascita, non c’è la possibilità di assistenza ostestrica alle partorienti in emergenza.
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La ragazza viene caricata in ambulanza dopo che i sanitari le hanno prestato le prime cure. Da Gatta, viene trasportata a Castelnovo Monti, alla pista destinata all’atterraggio dell’elicottero che sarebbe dovuto arrivare a prenderla. Ma qualcosa non va. L’elicottero – a causa, pare, di un’avaria – non può partire. La giovane attende qui circa 40 minuti, soffrendo dolori lancinanti, all’interno di un’ambulanza ferma. Fino al nuovo ordine della centrale. La donna viene così trasportata con la stessa ambulanza all’Ospedale Santa Maria di Reggio. Dove arriverà quasi un’ora e mezzo dopo la chiamata d’emergenza. Tra la rabbia del compagno e lo stupore anche degli stessi medici. La ragazza si trova tuttora ricoverata nell’Arcispedale dove la sua gravidanza è sotto osservazione.
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Un episodio – non è il primo in cui si sono riscontrate difficoltà per il trasporto di donne in gravidanza – che è destinato a scatenare ulteriori polemiche sul punto nascita del nostro Appennino. Al di là di questo, alcune domande sorgono spontanee. Perché non è stato fatto partire un altro elicottero (da Pavullo o da Parma) dopo aver accertato l’avaria di quello in partenza da Bologna? Possibile che non esista un piano B e che una donna in difficoltà debba essere costretta ad aspettare quaranta minuti ferma su un’ambulanza? Ma soprattutto, i tanto decantati investimenti della Regione che prevedevano un elicottero h24 a disposizione della montagna e destinato a casi urgenti dove sono?