Due vescovi nella pieve riscoperta

Domenica i monsignori Morandi (Reggio) e Solmi (Parma) hanno ricordato il beato cardinale Ferrari a Ramiseto

Due vescovi nella pieve riscoperta

Due vescovi nella pieve riscoperta

La pieve di San Vincenzo del territorio alto Ramisetano, oggi poco abitata, domenica è tornata al suo antico splendore con la festa dedicata al Beato Cardinal Carlo Andrea Ferrari, recentemente nominato protettore delle alte Valli dell’Enza (RE) e del Cedra (PR). La santa messa in ricordo del Cardinal Ferrari è stata concelebrata dei vescovi Mons. Enrico Solmi (Parma) e Mons. Giacomo Morandi (Reggio), coadiuvati da numerosi sacerdoti tra cui don Giovanni Davoli (Ramiseto) e don Pino Setti (Palanzano). A rappresentare il territorio delle Valli dei Cavalieri, Enrico Ferretti sindaco di Ventasso, Amilcare Budria sindaco di Tizzano Val Parma e i vicesindaci Marina Vicini di Palanzano e Lorenzo Rozzi di Monchio delle Corti. Presenti le forze dell’ordine con un picchetto dei carabinieri, il comandante della stazione di Ramiseto e della Polizia locale. La storica chiesa della Pieve, ricostruita nel dopoguerra in stile romanico, è apparsa insufficiente per contenere la folla unita per celebrare insieme il Beato Cardinal Ferrari, protettore delle due valli, separate dal corso dell’Enza, ma sempre vicine e collaborative. L’introduzione alla festa è stata fatta dallo storico mons. Giovanni Costi, coautore della ricca e dettagliata opera "Storia della Diocesi di Reggio Emilia - Guastalla". Mons Costi ha ripercorso la storia della chiesa di Pieve San Vincenzo di Ramiseto e ricordandone le origini risalenti all’epoca di Matilde di Canossa, ha precisato: "Nella tradizione della diocesi di Parma, cui da sempre, nell’antichità, essa appartenne, la Pieve di San Vincenzo è elencata tra quelle ‘primigenie’, termine col quale si intende la sua nascita nella più remota antichità, con l’iniziale organizzazione del cristianesimo in zona. La leggenda orale vuole che la chiesa venisse costruita da Matilde, con il concorso della popolazione locale. I sassi squadrati della vecchia chiesa venivano trasportati in testa dalle donne,dal torrente dell’Enza".

Settimo Baisi