Due nigeriani rimessi in libertà

Le indagini dell'operazione 'Last' svelano ramificazioni nel traffico di droga in Emilia-Romagna. Custodie cautelari revocate per alcuni indagati, mentre altri restano in carcere. Avvocati difensori commentano le decisioni del giudice.

Due nigeriani rimessi in libertà

Due nigeriani rimessi in libertà

Le trame giudiziarie dell’operazione ‘Last’ iniziano a ramificarsi, dopo i primi interrogatori agli indagati finiti in manette nella notte tra lunedì e martedì (38 misure cautelari emesse, 29 già eseguite). Blitz che ha messo un punto a un traffico di droga esteso lungo tutta l’Emilia-Romagna ma che, di fatto, aveva base operativa qui. Ogni componente dell’organizzazione ricopriva un ruolo ben definito, secondo quanto emerso dalle indagini e soprattutto dalle intercettazioni.

Nel caso di Akinwale Michael Oladunjoye e Musa Cyril, quarantenni nigeriani, la loro "sistemica attività di spaccio" e la "mancanza di qualsiasi lecita attività lavorativa" hanno giustificato la custodia cautelare in carcere. Misura interrottasi ieri, quando il giudice per le indagini preliminari ha deciso di rimetterli in libertà.

"I fatti che riguardano i miei assistiti risalgono al 2021, 2022 – spiega il loro avvocato difensore, Costantino Diana (nella foto) –. Abbiamo dimostrato che negli ultimi anni il loro è stato un percorso positivo, in cui hanno rispettato altre misure cautelari a loro carico ed entrambi si sono sistemati lavorativamente con un contratto regolare".

Tra svariati acquisti di droga da altri due indagati e annessa attività di spaccio, anche nell’androne di casa, pure per il 51enne pugliese Emidio Angelo Lucci era stata disposta la custodia cautelare in carcere; in aula si è avvalso della facoltà di non rispondere, affiancato dall’avvocato Luigi Scarcella (Studio Legale Bucchi).

"Abbiamo discusso solo delle esigenze cautelari, non della gravità indiziaria – premette l’avvocato Domenico Noris Bucchi –. Siamo soddisfatti perché il giudice ha accolto la nostra richiesta di obbligo di firma e di dimora, mentre il pubblico ministero si era espresso in modo favorevole sui domiciliari".

Per John Festus, nigeriano di 28 anni difeso dall’avvocato Angelo Russo, il giudice ha avanzato un’istanza di rigetto della richiesta di domiciliari: "Il mio cliente era già in detenzione domiciliare, per una condanna emessa nel 2018 dal tribunale di Udine, che stava espiando qui a Reggio – spiega il legale –. La riteniamo una misura cautelare più proporzionata, rispetto alla custodia in carcere".

Giulia Beneventi