Sembrava un affare, ma si è rivelato una grossa truffa, valore 500mila euro. E ha scavalcato i confini nazionali, passando anche da Castelnovo Monti. A farne le spese, letteralmente, un’azienda con sede in un Paese del Nord Europa, attiva nel commercio di materie prime destinate alla produzione alimentare di carne e formaggio. Sul raggiro, avvenuto a fine 2023, l’impresa straniera, tutelata dall’avvocato Mario L’Insalata, ha sporto denuncia in Procura. Da quanto ricostruito, la ditta d’Oltralpe ricevette un ordine da un’impresa italiana con sede anche a Reggio, che chiese un quantitativo ingente di sostanze alimentari per formaggio, per un corrispettivo di mezzo milione.
A quanto risulta, la ditta straniera avviò un’interlocuzione con quella nostrana, domandando i preventivi per i prodotti richiesti e interfacciandosi con il personale preposto agli acquisti; promosse inoltre verifiche, fece una visura e accertò che l’azienda italiana era solida e che i nomi dei lavoratori erano effettivamente corrispondenti a quelli contattati.
Risulta che il responsabile acquisti della ditta reggiana avesse anche proposto all’interlocutore straniero di partecipare a una crociera, un regalo dedicato ai fornitori più importanti.
Secondo gli accordi presi, il pagamento dei prodotti ordinati alla ditta nordica sarebbe dovuto avvenire entro 15 giorni dalla ricezione della merce.
L’azienda straniera inviò prima due camion, poi un terzo la settimana dopo. Quando i mezzi arrivarono in Emilia, fu comunicato loro di andare a scaricare i prodotti a Castelnovo Monti, dove gli autisti dicono di aver visto riposizionare la merce su altri mezzi pesanti. Nel frattempo fu oltrepassato anche il termine pattuito di due settimane per saldare i conti, senza che ciò avvenisse. La ditta straniera ha chiamato quella reggiana, sollecitando il pagamento, ma sentendosi rispondere a sorpresa che non era stato fatto alcun ordine di merce. Allarmata da questa risposta, l’azienda nordica ha promosso accertamenti, scoprendo che era stato creato un sito internet clone di quello della ditta reggiana: ad esempio negli indirizzi mail figuravano gli stessi nomi dei responsabili acquisti, ma i recapiti differivano solo per una lettera dell’alfabeto. I truffatori, spacciandosi come referenti della ditta italiana, hanno ingannato la realtà straniero, che consegnò la merce in Appennino senza mai ricevere i 500mila euro. Sono state promosse ulteriori verifiche sulle targhe dei camion usati per portare via la merce: sono risultati intestati a una ditta pugliese.
È emerso che anche che una ditta belga è caduta in una truffa simile, cosa che induce a ipotizzare l’esistenza di una banda specializzata che depreda le merci e le porta in Puglia. Anche le associazioni di categoria si stanno interessando, in attesa che le indagini siano portate a compimento.